Caro Granzotto, dopo le recenti vicende, posso dire di sentirmi un po irlandese e dire pure grazie a questo popolo, che ha bocciato la cosiddetta carta di Lisbona, ovvero una riedizione sotto mentite spoglie della soffocante Costituzione europea, già respinta a furor di popoli votanti nel recente passato? Quello che però più mi colpisce è che in Italia, soprattutto gli ex Pci da contrari a tutto ciò che riguardava lEuropa fino a che cera lUrss , sono ora i più sfegatati e acritici europeisti. Cosa cè dietro langolo?
Lavversione a tutto ciò che si riconduce allinsieme di storia e valori comuni, tradizioni, consuetudini, convenzioni, domesticità e simboli che danno corpo allidea di nazione, è incistata nella sinistra, caro Cerofolini. La sinistra è internazionalista, cultrice di formule come il centralismo democratico, come la sovranità limitata. La ragione è semplice: le nazioni senza babbo né mamma risultano più docili al giogo di un potere o di una ideologia.
Non dimentichiamo che quando il Pci di Togliatti faceva venire la tremarella alla Dc, dagli edifici pubblici scomparve il tricolore e dai discorsi ufficiali la parola «patria». Sennò il Migliore si infuriava. Il sogno marxista di governare i popoli indirizzandoli, magari a colpi di scudiscio, verso il Sol dellavvenir sembrò svanire con la caduta del Muro. Ma il disincanto è stato di breve durata perché loccasione per tornare a sognare è stata servita su un piatto dargento alla sinistra dallaccelerazione delle procedure (Trattati di Maastricht e Nizza, allargamento frenetico e che intendeva spingersi fino ad abbracciare la Turchia) per giungere allunità politica dellEuropa. La qual cosa significherebbe cinquecentoquaranta milioni di individui privati della propria identità nazionale, mezzo miliardo di sudditi pronti per essere «rieducati» nel quadro duna gloriosa Rivoluzione culturale.
Che una volta fatta lEuropa politica e oligarchica spetti poi a loro governarla, a sinistra non nutrono dubbi. Un po per via del granitico complesso di superiorità, un po per la lunga pratica nel dirigere, con un semplice schiocco delle dita (e quando non basta con lunghi soggiorni in Siberia), le masse. Le così dette «maggioranze bulgare» non erano bulgare a caso.
Ma si dà il caso, caro Cerofolini, che lEuropa che vorrebbero Prodi, Veltroni, Rosy Bindi, Padoa-Schioppa e tutti i repubblicones messi insieme, non è quella che vogliono gli europei. Ogni volta che quellEuropa è passata al vaglio dei cittadini, i cittadini lhanno bocciata. Così è andata tre anni fa in Francia e in Olanda, così è andata in Irlanda. Possono insistere, perché no. Possono riscrivere le regole, anche se non è molto elegante farlo in corso dopera; possono espellere il Paese che non vota «giusto», anche se così va a farsi benedire il decantato spirito europeo espresso nel motto eurolandico «uniti nella diversità».
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