L’Italia del calcio assolve Totti. Ma i numeri lo condannano

La Sensi: «Un gesto non da lui... gli servirà». Però fra i giocatori in attività, il giallorosso è terzo per espulsioni

L’Italia del calcio assolve Totti. Ma i numeri lo condannano

Novembre del 2004, l’Olimpico al completo non ne poteva più di Del Neri e quel mattino Trigoria era affollata di fotografi. All’improvviso compare Francesco Totti, guarda verso il muro di teleobiettivi e alza il dito medio rimanendo scolpito da decine di flash. Le foto fanno il giro d’Italia, imbarazzo, ma la Roma fa sapere che il Pupone scherzava, anzi ha tentato di sdrammatizzare in un momento di tensione atomica. Per il medesimo gesto erano stati praticamente massacrati decine di altri suoi colleghi, il suo dito medio invece era da apprezzare. Ieri clamorosa inversione di tendenza, l’Italia assolve Totti, la Roma lo condanna. Un grande passo avanti.
Il coro dei buonisti è senza età e senza bandiera, Spinelli spiega che il ragazzo è da capire perché in fondo subisce troppo falli, tesi condivisa dal presidente del Napoli De Laurentiis, Veltroni ha scoperto che anche i calciatori hanno famiglia: «Sta vivendo un momento personale particolare», Riva ammette che Totti ha sbagliato ma la sua reazione è umana, Cellino resta basito: «Episodio veniale, sui campi accadono fatti ben più gravi». C’è anche Donadoni: «Ero in aereo - ha detto il ct -, non ho visto il fallo ma mi sembra che si discuta troppo di tutto quello che accade a Totti. Da quanto ho letto mi sembra molto meno intenso il gesto che ha compiuto». Dichiarazione un po’ zoppicante ma da assoluzione piena. E non è tutto perché quelli che ci sono finiti di mezzo, rischiando in proprio, si sono praticamente schierati per la canonizzazione di Francesco.
Fabio Galante si è giocato più neuroni nel tentare di convincere l’arbitro Ayroldi a non espellere il capitano della Roma, che nei precedenti 92 minuti a intuirne le mosse: «Gli ho dato una gomitata e l’ho innervosito - ha dichiarato -, ma lui non ha avuto una reazione così grave da essere cacciato e ho cercato di spiegarlo all’arbitro». E il tenero Vito Scala, preparatore atletico di Francesco, ha praticamente confessato di essersi trovato lì con l’unico scopo di servire da bersaglio per scaricare i nervi del Pupone, arrivando a scusarsi nell’aver esagerato con quella scivolata clownesca: «Lui non mi deve spiegazioni, sono contento che se la sia presa con me».
Per fortuna gli occhi sinceri di Rosella Sensi hanno ridato una vita terrena a Francesco Totti: «Non è un gesto da lui - ha spiegato l’amministratore delegato giallorosso -, ma anche questo gli servirà. La gomitata di Galante è stata brutta e violenta: questo però non giustifica Francesco, quindi non ho niente da dire sulla sua espulsione anche se spero venga squalificato solo per una giornata. Detto questo la sua classe non è in discussione». Tutto condivisibile, il miglior talento italiano in circolazione, oltretutto in campo con piede e dito fratturati, meno fondamentale il secondo ma ugualmente doloroso. Ma senza scomodare sputi e calcetti ripetuti a compagni finiti a terra, le cifre parlano di nona espulsione, otto dirette e solo Luigi Di Biagio (11) e Giulio Falcone (10), fra i calciatori in attività hanno fatto «meglio» di lui. Perfino il bizzoso Domenico Morfeo ha solo sette espulsioni in carriera.

E poi sei su nove negli ultimi cinque minuti, ieri addirittura durante il recupero, quando le tossine picchiano forte ma non firmano giustificazioni. Neppure una mano tesa verso il signor Scala finito a gambe all’aria davanti a undicimila persone che se la ridevano, uno che Spalletti ha definito: «La persona che più vuol bene a Totti dopo la sua mamma».

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