L’ITALIA DELLE IDEOLOGIE

Se da appassionato subacqueo abbia mai sparato ai pesci, non è dato sapere. Il fucile, però, l’ha certamente maneggiato all’aperto per impiombare più specie di volatili. Perché lui, Gianfranco Fini, è un riconosciuto fan dell’attività venatoria. Come dimostra la fotografia che pubblichiamo in questa pagina, e come fra le altre cose traspare dall’intervista rilasciata nel dicembre 2007 al Cacciatore italiano, organo del partito delle doppiette tricolori. Nell’incipit del botta e risposta si dà infatti conto dei trascorsi da cacciatore dell’attuale presidente della Camera. Seguono, poi, frasi illuminanti in materia proferite dallo stesso Fini ai giornalisti cacciatori. «In Italia si spara a troppe poche specie», «i cacciatori non possono essere considerati cittadini di serie B», «è necessario dare certezze al cittadino-cacciatore attraverso una legge che restituisca alla caccia la dignità di cui è stata privata». Il gran botto finale però lo riserva al carniere: «Occorre dire che l’Italia ha una stagione venatoria più corta e leggi più restrittive rispetti agli altri Paesi europei; ad esempio si possono catturare meno di una cinquantina di esemplari delle quasi quattrocento specie che popolano la penisola».
Tutto ciò per dire di quanto abbia colpito nel segno l’ennesima sortita di Farefuturo, think tank riconducibile a Gianfranco Fini, a proposito di un Pdl «che non può essere il partito della caccia». Lo dicono i sondaggi della Ipsos, tuona la Fondazione abituata ad attaccare i convincimenti del premier e giammai quelli del politico di riferimento. «Il 79 per cento dei cittadini considera la caccia una crudeltà da vietare o regolare più rapidamente», scrivono i soldati finiani. «L’81 per cento si oppone a ogni ipotesi di allungamento della stagione di caccia», precisano. «L’80 per cento la vorrebbe vietare nei terreni privati senza l’autorizzazione del proprietario», aggiungono. «L’84 per cento darebbe la licenza di caccia solo a 21 anni con ritiro ai 70», incalzano. «Mentre il 77 per cento si dice favorevole al divieto assoluto di caccia agli uccelli migratori», alla faccia di Fini che voleva incrementare le occasioni per il tiro al bersaglio.
Per i finiani di Farefuturo, dunque, il risultato del sondaggio commissionato dal Wwf può sorprendere solo «gli appassionati cacciatori nostrani» che in Rete hanno sfogato la loro rabbia sentendosi «traditi dal Pdl». Perché «è vero che alcuni parlamentari del centrodestra hanno provato a deregolamentare la caccia, nell’ultima legislatura». E perché «appare chiaro che il Pdl, e molti suoi esponenti lo sanno bene, da Michela Brambilla a Fiorella Rubino, da Stefania Prestigiacomo a Franco Frattini, non può certo pensare di dipingersi come il partito dei cacciatori». Certo che no. «Non sta scritto da nessuna parte, non è nel programma, non è nel manifesto dei valori».

Perché sapete, «le ipocrisie e i sofismi (è una tradizione, facilita il contatto con la natura, protegge l’ambiente) non servono: la caccia è uccisione divertita di esseri viventi, punto e basta».
Fra chi si diverte ad assassinare poveri animaletti indifesi c’è anche l’ispiratore di Farefuturo. O forse c’era. Magari recentemente ha cambiato idea, come troppo spesso gli è capitato in vita sua.

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