L’Italia processa in tv il campo di Marassi appena «restaurato»

Le trasmissioni sportive accusano il terreno di gioco rifatto durante le feste Ma l’assessore assicura che è solo un fatto cromatico

L’Italia processa in tv il campo di Marassi appena «restaurato»

Diego Pistacchi

Ora lo sa tutta Italia. Da domenica sera quello di Marassi è ufficialmente il terreno più brutto della serie A. Potenza della televisione e di un appello lanciato in diretta da una delle due trasmissioni della domenica sera più seguite dagli sportivi. Da «Controcampo» su Italia 1, sono piovute le pesanti accuse di Fabio Bazzani, centravanti della Sampdoria che, dopo la sconfitta casalinga con il Livorno, ha definito «pericoloso» il campo da gioco che un tempo era il più bello e invidiato d’Italia. Un tempo, fino a quello sciagurato progetto che per i Mondiali di Italia ’90 costrinse a innalzare il terreno per consentire agli spettatori di vedere la partita (un problemino da niente), rovinando definitivamente il «fondo», che non venne peraltro rifatto con il sistema a «schiena d’asino» che permetteva un migliore drenaggio. Da allora, con alti e bassi, tra ritocchi e carotaggi, rotoloni d’erba austriaca e interventi «definitivi», il Ferraris non è stato più il Ferraris.
Anche quest’anno, il regalo di Natale che hanno dovuto chiedere i calciatori e i tifosi di Genoa e Samp, è stato un prato nuovo. Almeno un «tapullo» per far fronte ai dissesti più gravi, apparsi in tutta la loro evidenza dopo la partita di rugby. La promessa di accontentare quel desiderio è stata fatta dal Comune. Che però ha perso la slitta di Babbo Natale e si è dovuto accontentare della scopa della Befana, tanto che i lavori sono iniziati solo lunedì 2 gennaio. A cinque giorni da Sampdoria-Livorno, appuntamento per il quale il terreno di gioco sarebbe stato, parola di Comune e Aster, a posto. Dopo le parole di Bazzani anche Sandro Piccinini, conduttore di «Controcampo», ha lanciato un appello al Comune di Genova.
«Sono critiche ingenerose per il Comune - ribatte l’assessore allo Sport, Giorgio Guerello -. Dividiamo intanto l’aspetto tecnico della questione dall’intervento. Per capirci, come sono state posate le zolle bisogna chiedere ai tecnici Aster. Ma mi preme rispondere sull’intervento dell’amministrazione. Abbiamo speso milioni di euro su questo campo. Chi oggi critica, forse non si ricorda lo stadio di tre anni fa. Non lo riconoscerebbe neppure, con tutti gli interventi fatti anche per consentire la disputa di competizioni internazionali». Però domenica l’immagine del nuovo prato è stata devastante. Critiche sono arrivate anche da Radio 105 e da diverse emittenti che hanno rimbalzato in tutta Italia la situazione. «L’impatto visivo in effetti era brutto - rintuzza Guerello -. Ma abbiamo deciso di sostituire solo duemila metri quadrati di prato perché le perizie dei tecnici ci hanno fatto presente che era l’unica parte di erba che non sarebbe ricresciuta naturalmente a febbraio. Dove invece batte il sole presto tornerà tutto a posto. Per questo abbiamo comprato zolle dello stesso tipo di quelle che non sono state sostituite. Ora si vedono colori diversi, presto sarà tutto uniforme».
Le zolle che saltano però non sono una questione cromatica. E di questo si lamentano in particolare i giocatori. «Ho ascoltato alcune critiche e ho subito chiamato i tecnici Aster che hanno fatto un sopralluogo in diretta - assicura Guerello -. Mi hanno garantito che non una sola delle nuove zolle è saltata. Magari erano venute via dalla parte non rifatta. Lo ripeto, quando c’è stato da intervenire lo abbiamo sempre fatto, nel 2006 ho a bilancio un milione e 100mila euro per il Ferraris». Al di là delle responsabilità, è un dato di fatto che il campo non è più quello di un tempo. «Vogliamo fare un intervento massiccio? - sfida Guerello -. Facciamolo, andiamo in profondità 70 centimetri e ripiantiamo l’erba.

Ma vuol dire stare sei mesi senza calcio. Ci starebbero i tifosi e le società a fare una parte di stagione in campo neutro?». Per ora tifosi e società vorrebbero solo vedere un campo come si deve. Almeno a febbraio, come promesso dall’Aster.

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