L’Italia è rinata: nel 2004 popolazione in crescita

Le donne sono più prolifiche: in media ogni mamma partorisce 1,9 bimbi

Federica Artina

da Milano

La popolazione italiana cresce, e non succedeva dal 1992. Il bilancio tra cittadini defunti e nuove nascite è positivo per 15.941 unità. È questo il dato più significativo che emerge dal «Bilancio Annuale Demografico» la tradizionale fotografia che l’Istat scatta ogni anno al nostro Paese.
I dati si riferiscono al 2004 e sono confortanti: la popolazione ammonta a 58.462.375 abitanti contro i 57.888.245 del 2003. Una crescita dell’1%. Ma il dato più confortante è sicuramente quello che riguarda il rapporto tra nascite e decessi, che è tornato positivo. 562.999 neonati contro 546.658 defunti: un saldo effettivamente in attivo soltanto al Sud e nelle Isole, ma che si è comunque affermato anche a livello nazionale.
La felice tendenza non ha però interessato direttamente neanche le grandi città, basti pensare che su 103 capoluoghi di provincia soltanto Verona e Roma hanno registrato un saldo positivo tra nascite e morti, mentre nei restanti 101 il bilancio è stato passivo. L’aumento più consistente della popolazione si è avvertito al Nord-Ovest, con una crescita dell’1,5% e una concentrazione di 15 milioni di abitanti. Fanalino di coda le isole, con una popolazione complessiva pari a 6 milioni e mezzo di abitanti.
Più bambini, dunque, ma soprattutto meno decessi. E in effetti il numero di defunti nel 2003 era stato particolarmente alto a causa di una mortalità record che si raggiunse nel periodo compreso tra giugno e settembre, quando l’eccezionale ondata di caldo - tema assai attuale anche in questi giorni - uccise molti anziani, facendo registrare ben ventimila decessi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il fattore maggiormente influente sull’incremento demografico consiste però nell’immigrazione: le regolarizzazioni degli stranieri in seguito all’entrata in vigore della legge Bossi-Fini hanno portato 444.566 presenze regolarmente registrate in più nel nostro Paese. E sono proprio le nascite dei bambini «stranieri» ad incidere maggiormente sulla positività del dato nazionale: se nel 1999 i bambini nati in Italia da genitori immigrati erano il 3,9 per cento del totale dei neonati, nel 2004 si stima che la percentuale sia schizzata all’8,6 per cento, la maggior parte dei quali concentrati nelle regioni di Centro-Nord.
Ma anche le donne italiane sono più feconde: si calcola che nel 2004 sono nati in media 1,33 figli per ogni donna fertile. Un bel passo avanti rispetto alla tendenza negativa degli ultimi 15 anni, a partire dal 1995 quando si toccò il minimo storico di 1,19 figli per donna. Un’evoluzione della fecondità che rispecchia l’altra tendenza tipica delle donne italiane: il posticipo dell’età in cui si partorisce il primo figlio. Le italiane del Nord diventano mamme intorno ai 30 anni, mentre le donne del Sud partoriscono il primo figlio a 28 anni. Significativo è anche il dato che rappresenta l’andamento del numero dei figli per donna, in diminuzione al Mezzogiorno e in aumento al Centro-Nord. Ma anche in questo caso una buona parte del merito va al fenomeno dell’immigrazione, e non è un caso che la distribuzione territoriale rispecchi la concentrazione di immigrati nel nostro Paese.
Poi, il rapporto analizza anche il modo di vivere degli italiani. La famiglia è ancora il nucleo della società, tant’è vero che il 99,4% della popolazione vive in nuclei familiari, composti in media da 2,5 persone. Il restante, ed esiguo, 0,6% è invece rappresentato dai membri delle cosiddette «convivenze anagrafiche»: caserme, case di riposo, carceri e conventi. Nonostante lo smog, il traffico e i costi della vita gli italiani continuano a preferire la città: il 36,4% della popolazione abita infatti in comuni con più di 50mila abitanti.
L’Italia resta sempre e comunque il Belpaese, se è vero che sono sempre più quelli che scelgono di trasferirsi nel nostro Paese rispetto a quelli che decidono di lasciarlo: in tutte le regioni il bilancio con l’estero è stato positivo, e cospicui sono stati anche i movimenti interni al Paese, dal Mezzogiorno verso il Nord e il Centro. In totale, gli immigrati hanno superato gli emigrati di 379.717 unità.

Regina di questa sottoclassifica è l’Emilia Romagna, che è risultata la meta preferita sia dai cittadini trasferitisi da altre regioni d’Italia (4,9 per mille), sia dai neocittadini provenienti dall’estero (14,9 per mille).

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