da Milano
La lente del pil mostra uneconomia che arranca ma lItalia ha un sistema imprenditoriale capace di trovare fuori dai confini nazionali il proprio traino di sviluppo. A certificare il «ritorno» allindustria del nostro Paese, a dispetto delle aspettative per anni riposte nel terziario, è Mediobanca. Lo studio «Dati cumulativi», che raccoglie i bilanci di 2020 società di grandi e medie dimensioni attive nellindustria e nei servizi, calcola a fine 2007 un utile complessivo in crescita del 10% a 29,91 miliardi. È il miglior risultato di sempre, reso possibile da unattenta gestione e dalla forte domanda di prodotti (come le macchine utensili) e semilavorati (acciaio) proveniente dai mercati in via di sviluppo. In sostanza la globalizzazione, cui il made in Italy ha risposto mettendo mano al proprio assetto organizzativo anche attraverso esternalizzazioni e puntando sulla qualità della produzione, tanto che lindustria ha spinto del 14,3% il risultato corrente.
Ha perso, invece, colpi il terziario (meno 5,2%), quello che, insieme alla pubblica amministrazione, più concorre al prodotto interno lordo italiano. Un bilancio a due velocità ripetutosi, secondo Mediobanca, nei primi cinque mesi di questanno (più 8% lexport del manifatturiero) e che con buona probabilità si protrarrà fino dicembre, malgrado le ferite provocate dai mutui subprime al credito e alla finanza mondiale. Lanalisi è confermata dal fatturato che, seppur dimezzato nella crescita rispetto al 2006 (più 4,5% contro il 9,9%) ha compensato con lestero (più 11,1%) lincertezza del mercato interno (più 2,1%). Bene le imprese industriali (più 5%), con in testa il manifatturiero (più 6,6%), mentre il terziario si è fermato al 2,15%. Il giro daffari dellalimentare è migliorato del 4,3% (più 17% le esportazioni), quello della meccanica e dellelettronica del 9,7% (più 55,3%) e il metallurgico dell11,8% (più 34,5%). La situazione non cambia con le altre voci di bilancio: più 16,3% il margine operativo dellindustria (meno 0,8% quello del terziario). Tanto che per la prima volta in dieci anni il manifatturiero crea ricchezza (1 punto percentuale sul capitale investito) mentre i servizi hanno distrutto valore anche se è lenergia a mantenere il primato dei profitti. Sullutile ha avuto un impatto il calo delle imposte (Ires e Irap) deciso dal governo Prodi, in vigore dal 2008 ma con effetti contabili dal 2007: il tax rate è sceso dal 33% al 28%, ponendo le aziende italiane in vantaggio sulle concorrenti europee (32% il tasso medio). Più penalizzate le medie imprese (38%).
In ogni caso la produttività del lavoro è migliorata del 3,7% (più 19% in 9 anni) e complice la flessibilità introdotta dalla legge Biagi, è salita loccupazione: 403 dipendenti in più, risultato dal saldo tra 1.
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