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L’Italia vince la maratona il doppio ci fa vedere la A

Galimberti e Bracciali compiono il miracolo in Davis: piegano Nadal e Lopez 9-7 al quinto set

Marco Lombardo

nostro inviato

a Torre del Greco

A volte capita che la vita stia tutta in un paio di scarpe. A volte capita che un giorno di tennis diventi un romanzo e cominci con un paio di scarpe dimenticate in albergo, quelle di Feliciano Lopez, forse già il segno che per la Spagna il giorno della certezza sarebbe diventato quello più triste. Perché ora l'Italia della racchetta si trova 2-1 nella sfida che vale un posto nella Davis di serie A. Ed anche se oggi c'è da battere Nadal, anche se farcela è ancora difficile, capita che dopo quattro ore e 37’, dopo cinque set sterminati (4-6, 6-4, 6-2, 4-6, 9-7, brillava alla fine il tabellone) proprio Nadal con Feliciano Lopez e le sue scarpe recuperate all'ultimo, finiscano con l'arrendersi a Daniele Bracciali e Giorgio Galimberti, più Braccio che mente in verità. Ma di sicuro tanto coraggio.
Insomma noi siamo così, sappiamo arrangiarci, mentre loro - belli, alti, muscolosi, con il sederino ben fasciato nel look a pinocchietto per la gioia delle fans, i predestinati insomma - diventano poi piccoli piccoli. Sempre belli, per carità. Ma un po' meno bravi.
Noi siamo così, capaci di partire con le orecchie basse, noi che perdiamo il primo set e ci guardiamo in faccia dicendo che tutto è perduto. Ma poi, però, sappiamo arrangiarci, recuperare, così com'è successo nel secondo, con «Braccio di ferro» - così lo chiamavano dalle tribune - che trascinava Galimberti, cioè quello che in teoria doveva essere il trascinatore. Noi ci arrangiamo, mentre loro catturano tutti i net dalla loro parte, mentre loro esultano, fanno «pugnetto». «E a allora - dirà poi Bracciali - ci giravano, e non poco. Io non ho mai visto Federer esultare per un colpo di fortuna, mentre Nadal ogni volta sembra un esagitato. E allora abbiamo cominciato anche noi, forse gli ha dato fastidio». Così è break, una volta nel secondo set, due volte nel terzo: «Nadal non è quello vero», diceva qualcuno sugli spalti. «Ma Galimberti sì» rispondeva maligno il vicino un po' cattivo. Perché se è vero che l'Italia era (quasi) tutto «Braccio», sarà proprio il suo compagno a tenere la coppia aggrappata con le unghie al quinto set quando gli spagnoli torneranno in gioco dallo 0-3.
Noi ci arrangiamo e allora ecco il romanzo di una partita che non finisce mai: due set pari ma 3-0 per noi appunto, poi 3-3, poi punto a punto mentre cala la sera e perfino un giudice di linea - l'unico che potevano trovare in tutta Italia - era venuto a Napoli per chiamare un fallo di piede a uno dei nostri. Ma noi ci arrangiamo, anche sul 5 pari quando c'è da salvare due palle break praticamente match, anche quando Galimberti prende una palla che sta per finire fuori e la riconsegna docile agli avversari. Noi ci arrangiamo gridando «scemo scemo» all'ennesima esultanza di Nadal, che oggi dovrà tornare in campo alle undici con un Seppi fresco e riposato. Noi siamo così. Con il nostro doppio in trionfo al secondo match point e con una squadra che la fortuna ci ha consegnato (dovevamo giocare sulla terra rossa con gli specialisti Volandri e Storace, siamo nella mischia con uno che preferisce il cemento - Seppi - e con Bracciali che ama l'erba) e che è vicina invece a fare l'impresa. Così adesso tocca a Seppi contro Nadal e poi ancora a Bracciali contro Ferrer, che molto probabilmente sarà in campo al posto del deludente Ferrero (collegamenti su Raisport a partire dalle ore 11).
Come finirà? Dice il capitano Barazzutti: «Ora è un loro problema. Il risultato finale? Venite a vedere». Sarà comunque dura, la Spagna è ancora da battere.

Ma di sicuro sapremo arrangiarci.

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