L’italo-canadese Marchionne si scopre torinese

da Milano

È nato a Chieti, ha vissuto a lungo in Canada, dal 2004 lavora a Torino, ma ha la residenza in Svizzera. Anche se solo da tre anni ha intrecciato il suo destino con il capoluogo piemontese, Sergio Marchionne è riuscito a fregiarsi del titolo di «torinese dell’anno». Il top manager italo-canadese inanella ora un altro riconoscimento dopo la recente laurea honoris causa in Economia conferitagli dell’Università di Cassino. «Premiamo una persona che è stata ed è esempio formidabile per il mondo dell’impresa»; ha spiegato così le ragioni dell’ennesima gratificazione il presidente della Camera di commercio di Torino (nonché ex ad della Fiat) Alessandro Barberis. E il capo del Lingotto, reduce da un road show a Londra, ha subito preso la palla al balzo per un intervento a 360 gradi. «Sono felice che la vita mi abbia portato qui a Torino - ha precisato dal palco del Lingotto - e non avrei mai potuto ottenere questi meriti senza il coraggio e la passione di tutti i 180mila lavoratori della Fiat».

Tanto è bastato a Marchionne per incassare il plauso dell’ex sindacalista della Fiom e attuale ministro del lavoro, Cesare Damiano: «È un manager che ha rimesso al centro delle politiche industriali il valore del lavoro e della risorsa umana». Sull’anticipo di 30 euro nella busta paga degli operai nonostante la vertenza contrattuale in corso, l’ad ha ribadito di non voler «spiazzare nessuno» e che «la Fiat deve andare avanti».

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