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L’Italvolley in ripresa batte anche gli Usa E oggi c’è il Venzuela

Talvolta rallenta, non sempre brilla ma alla fine c'è. L'Italia si prepara alla seconda fase del mondiale battendo 3-1 (22-25, 25-17, 25-22, 25-18) gli Stati Uniti, terza vittoria di fila nel girone di Nagano, in cui occupiamo la seconda posizione dietro alla Bulgaria, imbattuta. Oggi alle 9.55 (diretta Raitre) sfidiamo il Venezuela nell'ultimo match, chiudere con un successo è importante anche in vista del girone successivo, a Hiroshima, dove ci porteremo dietro solo i risultati ottenuti con le altre squadre qualificate.
Più organizzati che potenti, ben pilotati da Suxho, un albanese figlio d'arte che vive negli Usa soltanto dal 1996, gli americani ci fanno ballare nel primo set: subiamo in ricezione e a muro, reagendo male in difesa quando le nostre mani frenano gli attacchi Usa e la palla cade nella metà campo azzurra. Mauro Berruto, assistente del ct Montali, dice che il volley è far convivere in armonia sei persone nello spazio di un monolocale, eppure Vermiglio e Mastrangelo si scontrano nell'ultima azione del set e il gigante pugliese subisce un colpo alla testa che lo costringe a una lunga pausa a bordo campo. Sembra un intoppo, quando «Mastro» può attaccare bene non è contenibile, invece Semenzato lo rileva offrendo subito muro, difesa e una battuta velenosa che spaccano il secondo parziale, solido riscatto dopo la sua prova opaca contro l'Iran. Insomma, la panchina c'è: anche Cernic, più avanti, entra e si fa sentire.
L'Italia ora chiude meglio le traiettorie d'attacco americane e quando gli Usa cambiano terminale e puntano su Stanley è la difesa a darci il 2-1. Non siamo ancora una squadra continua e spietata ma l'esperienza di Papi, i muri (3 pure di Vermiglio) e i 24 punti firmati da Fei fanno saltare il banco dello zio Sam. La cui nazionale, comunque, piace in Italia: Milano (A2) potrebbe prendere il martello Priddy.


Negli altri gironi dominano Serbia e Polonia ma stupisce la Germania, che batte la Francia 3-1 ed è prima nel gruppo da cui arriveranno le nostre avversarie a Hiroshima, ovvero, oltre ai tedeschi, brasiliani, transalpini e cubani.

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