Lönnaeus, indagine a nord del nazismo

Non soltanto di cognome fa Lönnaeus: è anche svedese. Inoltre, la noterella biografica del suo editore italiano lo presenta come «giornalista investigativo». Di solito tre indizi fanno una prova. Infatti... Al quasi omonimo (per noi italiani, poiché all’anagrafe del tempo era Carl Nilsson Linnaeus - 1707-1778) e connazionale Linneo lo accomuna l’intento classificatorio di generi e specie, anche se, nel caso in oggetto, limitatamente allo zoo dei suoi personaggi. Mentre il piglio «sociale» (o socialdemocratico, stante la location) da cronista è il quasi inevitabile corollario della storia che ci racconta in Il bambino della città ghiacciata (Newton Compton, pagg. 376, euro 12,90, nelle librerie dalla prossima settimana).
Konrad, il protagonista, come il suo autore è giornalista investigativo, già alle prese con i pericolosi focolai mediorientali, e ancora come l’autore è originario di una piccola cittadina, «la ridente Tomelilla, con il vento sotto le ali», come recita il cartello di benvenuto del comune. Vi torna 28 anni dopo averla lasciata sbattendo la porta della casa che i genitori adottivi Herman e Signe gli avevano aperto quand’era un bimbetto di padre ignoto e madre... sparita nel nulla. Il decennio vissuto da corpo estraneo alla comunità di provincia e alla famiglia acquisita, nonché da nemico giurato del fratellastro Klas, avevano indotto il diciassettenne Konrad ad andarsene, serbando nel cuore soltanto lo sbiadito ricordo di Agnes, la mamma vera. E ora, come dicevamo, rieccolo, quarantacinquenne in crisi esistenziale, oltre che economica, nello Skåne svedese che grosso modo è l’equivalente per noi del Triveneto, naziskin inclusi. E occhio, ché le teste rasate comparse in piazza durante un comizio-presidio degli irriducibili xenofobi locali non sono una presenza accessoria, bensì spie e rimandi a un malessere diffuso nel presente (una nota c’informa che il Nordiska Rikspartiet, partito nazista formatosi nel 1956, si è sciolto non prima dell’anno scorso) e al virus che il fuoco della Seconda guerra mondiale non aveva debellato.
Tutt’altro, a giudicare da alcune personcine che incontreremo nel romanzo d’esordio di Olle Lönnaeus, ultimo arrivato, in ordine di tempo, della nutrita batteria di noiristi e thrilleristi nordici che contende alla fiorente ditta «Vampiri&affini» il primato di vendite sugli scaffali più a portata di mano delle nostre librerie. Infatti, a richiamare Konrad nella invero poco «ridente» Tomelilla è stata l’uccisione di Herman e Signe.

Per mano di chi? Intorno al busillis ruota una narrazione dal linguaggio decisamente filmico (e purtroppo costellata di alcuni refusi di troppo sfuggiti a ben tre traduttori...) in cui il più simpatico dei protagonisti è un ex SS parcheggiato in una casa di riposo. Potenza della fiction...

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