L’obiettivo di Silvio: maggioranza assoluta alla Camera

Per la prima volta dopo la scissione del Fli il governo potrà raggiungere la quota di 316 seggi

L’obiettivo di Silvio: maggioranza assoluta alla Camera

Roma - Fa fatica il Cavaliere. Perché l’indole resta quella del combattente e l’istinto continua a dirgli di rispondere colpo su colpo a quello che continua a considerare un vero e proprio «tentativo di golpe». D’altra parte, chiosa un esponente di governo che lo conosce bene, «è proprio lui il primo dei falchi». Dopo giorni di training autogeno con Giuliano Ferrara, però, Berlusconi pare davvero essersi convertito alle pratiche zen. Tanto che ieri, a più di un interlocutore, il capo del governo ha ripetuto come un mantra che «questa sarà la settimana dell’economia».
Avanti dunque con quella che il premier chiama «la scossa», nonostante il faccia a faccia di ieri pomeriggio con Tremonti sia stato sì cortese ma non risolutivo. Il ministro dell’Economia, infatti, non intende certo mettersi di traverso in un momento tanto delicato, anche perché sa bene che questa volta la reazione di Berlusconi potrebbe anche arrivare alle estreme conseguenze visto che a Palazzo Grazioli la misura è colma ormai da fine dicembre, quando molti parlamentari sono andati a riportare le battute sul «vecchietto» con cui Tremonti s’è congedato da deputati e senatori prima delle vacanze di Natale. Tanto che incontrando il finiano Baldassarri il premier l’ha invitato a votare a favore del federalismo con un argomentazione un pizzico polemica: se non passa c’è il rischio che cadiamo e magari ti ritrovi Tremonti premier. Il via libera di via XX Settembre, insomma, resta decisamente con riserva, perché una cosa è se si tratta di misure da campagna elettorale altra se i provvedimenti sono da approvare a stretto giro. In quest’ultimo caso, avrebbe fatto notare Tremonti, «i saldi di bilancio non si possono toccare». E chissà se l’argomento è stato trattato anche ieri sera al ristorante del Senato, durante una cena con il ministro dell’Economia, Bossi, Calderoli e Zaia (assente invece Maroni).
Quel che è certo è che il Cavaliere ha deciso di puntare tutto sulle nuove misure per l’economia. Tanto che dopo il Consiglio dei ministri che le approverà martedì è in programma un’esaustiva conferenza stampa. Certo, sullo sfondo aleggia sempre il Ruby-gate e le prossime fughe di notizie destinate come al solito a rimbalzare su giornali e tv. Ed è anche per questo che la presenza del premier al Consiglio europeo in programma venerdì ha ballato fino a ieri sera. Perché, è il senso del ragionamento che si è fatto a via del Plebiscito, non ha alcun senso presentarsi a Bruxelles solo per dare un palcoscenico più prestigioso alla richiesta di giudizio immediato della procura di Milano.
In attesa di capire fino a dove porterà l’inchiesta Ruby, insomma, Berlusconi batte la strada della moderazione e accoglie l’invito di Napolitano a «interrompere una spirale insostenibile di contrapposizioni». Parole, dice il premier, che «il governo condivide pienamente». Così, finisce che a restare sulle barricate rimane soprattutto il Fli, con Bocchino che questa mattina alla Camera sparerà su Frattini accusandolo di «dossieraggio» nella vicenda di Montecarlo. Un deciso cambio di rotta dei finiani rispetto a soli dieci giorni fa, quando pare che il pranzo di Ronchi e Viespoli nella foresteria della Farnesina con Frattini e Alfano sia stato molto cordiale.
Intanto il Cavaliere continua sulla via dell’allargamento della maggioranza. Che oggi - per la prima volta da quando il Fli ha formalizzato lo strappo - dovrebbe tornare a quota 316.

Sul voto per l’autorizzazione contro Berlusconi, infatti, il pallottoliere del Pdl segna la maggioranza assoluta della Camera, con la speranza di toccare addirittura quota 317. Per il premier sarebbe la terza vittoria «pesante» alla Camera dal 14 dicembre. La dimostrazione, spiega ai suoi, che «i numeri li abbiamo».

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