da Parigi
La superprocura antiterrorismo di Parigi ha avocato a sé l'inchiesta su una raffica di minacce formulate nei giorni scorsi in Savoia da uno o più individui che si dicono legati alle Brigate Rosse e che sembrano rivendicare il ritorno in libertà di due persone condannate all'ergastolo in Italia per terrorismo, ma successivamente rifugiatesi sul suolo francese: Marina Petrella e Cesare Battisti. La prima si trova attualmente in carcere in Francia: la sua estradizione verso l'Italia è già stata decisa dalle autorità competenti, ma i suoi avvocati hanno presentato un ricorso. Il secondo, ex leader del gruppo dei Proletari armati per il comunismo (Pac), è fuggito dalla Francia proprio per evitare l'estradizione ed è stato in seguito arrestato in Brasile.
Dicendo di chiamare per conto delle BR, un anonimo ha telefonato ai pompieri, alle ferrovie e al quotidiano di Aix-les-Bains, Le Dauphiné Libéré, per annunciare attentati ai treni in questa parte della Francia, prossima al confine con l'Italia. Secondo il centralinista del giornale «l'uomo si esprimeva con un forte accento». Gli attentati sono stati presentati come una minaccia nei confronti del governo di Parigi, a cui si chiede di non consegnare alle autorità italiane gli ex terroristi d'estrema sinistra.
In una cabina telefonica di Aix-les-Bains, indicata dall'anonimo interlocutore alla redazione del quotidiano, gli inquirenti hanno scoperto sabato una busta contenente un foglio con un messaggio in lingua italiana, firmato «in ricordo delle BR» e contenente espliciti riferimenti a Cesare Battisti, di cui si solleciterebbero il rapido ritorno in libertà e la possibilità di stabilirsi nuovamente sul suolo francese. Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi, è fuggito da un carcere della penisola ed ha in seguito vissuto soprattutto in Messico, Francia e Brasile. A Parigi è divenuto un apprezzato scrittore di letteratura noir. La sua estradizione dalla Francia avrebbe dovuto diventare effettiva circa quattro anni fa, quand'era ormai uccel di bosco. Le autorità francesi si sono sentite a disagio nei confronti di quelle di Roma. Proprio la vicenda della fuga di Battisti ha spinto Parigi a vigilare con attenzione sull'ex brigatista Marina Petrella, che vive da molti anni nella regione parigina e di cui l'Italia ha esplicitamente chiesto l'estradizione.
La procura della Repubblica di Chambéry ha immediatamente aperto un'inchiesta. Robert Bartoletti, procuratore del capoluogo savoiardo, ha detto che è stata effettuata una minuziosa ricerca di impronte digitali sia nella cabina da cui sono partite le telefonate sia in quella in cui è stato fatto ritrovare il messaggio in lingua italiana. Comunque adesso il pool nazionale antiterrorismo ha deciso di prendere in mano la vicenda e il ruolo di Bartoletti sembra divenuto secondario. Voci giornalistiche parigine sostengono che questa minaccia in sé appare come poco plausibile, ma che i magistrati dell'antiterrorismo intenderebbero mettere comunque le mani avanti. Dal canto suo la Sncf, l'azienda ferroviaria transalpina, annuncia che le telefonate minatorie hanno avuto un effetto molto negativo sul traffico locale e su alcuni treni internazionali con l'Italia.
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