L’ombra di una setta dietro la strana vita dei «digiunatori»

Vivere d’aria e di luce. Senza mangiare, nutrirsi solamente del respiro, dei soffi, di energia circostante. Ciò è possibile, sostiene un discusso e discutibile film-documentario del regista austriaco Peter Arthur Straubinger, uscito in tedesco (col titolo Am Anfang war das Licht, cioè All’inizio era la luce) e francese (col titolo secco Lumière), destando molte polemiche, anche a livello di governi locali. Proprio a ridosso delle festività, con sovrabbondanza di cibo e libagioni, questo singolare docufilm, concepito come un’inchiesta attraverso il mondo, mostra numerosi «digiunatori», che spiegano come sopravvivere assumendo il «prana» (in sanscrito: soffio, vita, respiro) quale cibo esclusivo.
Sembrerebbe un rimedio alla moda, adesso che tanti scoprono quanto il panettone li abbia fatti lievitare, ma si tratta d’una pratica antica. E pericolosa, come s’è affrettato a sottolineare Georges Fenech, presidente della Mission Interministérielle de lutte contre les sectes, che mette in guardia i francesi dalle insidie di miriadi di sette nate per carpire la buona fede del prossimo. «In questo documentario gli scienziati interpellati non condannano esplicitamente il metodo del digiuno», sottolinea Fenech. Inquieta, del resto, assistere a una vasta carrellata di «respirianisti», adepti, cioè, della nutrizione tramite respiro, pronti ad affermare - dal maestro yoga ottantenne Mataji Prahlad Jani a un’insegnante australiana trentenne - che non mangiano da decenni.
Intervengono anche alcuni medici con giustificazioni scientifiche: esistono, infatti, diversi modi per far funzionare la nutrizione attraverso l’energia vitale, come dimostra l’unico studio scientifico sul tema, Nutrition With Light and Water'? pubblicato dall’Università di Berna (P.Heusser, U.Wolf. H.M.Vonwiller, K.Laederach-Hofmann. Straubinger, anche critico cinematografico e giornalista radiofonico, ha voluto procedere alla maniera di un Michael Moore spirituale, documentando come vivono le persone che praticano il «respirianesimo» secondo i precetti di Niklaus von Flue, santo ed eremita del quindicesimo secolo (su di lui esiste una monografia, edita da Bollati Boringhieri), noto perché viveva di «luce divina». Naturalmente, i media si sono divisi su questa ricerca, che in 95 minuti tiene lo spettatore in bilico tra esoterismo, medicina e scienza. Per il sito Cinema.de «si tratta di un documentario esclusivo, che mette in discussione il nostro mondo materialista e fa vedere il fenomeno sotto una lente d’ingrandimento». Il quotidiano conservatore Die Welt nota invece: «Quando i guru spacciano la lezione della rinuncia totale, senza il contrappeso dei fatti, la cosa diventa pericolosa». Per alcuni le interviste sono fuorvianti («Il film è un capolavoro di manipolazione», sostiene il fisico Werner Gruber) e la teoria dei quanti viene spiegata in modo ascientifico, sta di fatto che la Commissione Cinema del Ministero dei Beni Culturali austriaco ha riconosciuto il film di «particolare valore». Senza contare che, nel polo digitale, girano molte dispute sul negazionismo e questo film scatena una marea di commenti, a proposito della negazione d'una nuova coscienza umana, basata sul distacco dai beni materiali, cibo incluso.
Stando alle stime della Mission Interministèrielle che combatte le sette, in Francia sono poco più di 400 gli adepti del movimento respirianista, abituati al «processo del ventunesimo giorno» (al ventunesimo giorno di digiuno totale, il corpo si abitua, progressivamente, a non assumere più cibo).

Di fatto, dietro a questa pratica un po’ ciarlatana pare si celi un vero e proprio business della fame: per non mangiare, i respirazionisti pagano un guru della setta. E comprano dvd, musica per meditanti, libri e film come Lumière. Al quale, va da sé, nessun distributore italiano è interessato.

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