L’operaio emigrato che andava in vacanza

Gioffrè accompagnava due amici in Puglia, poi si sarebbe diretto in Calabria

Elena Jemmallo

Per lui le vacanze erano appena iniziate. Aveva davanti qualche giorno di riposo, che aveva intenzione di trascorrere con il figlio Francesco di 15 anni nella sua casa di Bagnano Calabro. Quel figlio che gli era così affezionato da decidere, al momento della separazione con la moglie, di andare a vivere con lui. E lasciare invece mamma e sorellina piccola a Torino. Lui e Francesco erano ora una famiglia. Vent’anni fa il trasferimento da Messina, dov’era nato, a Torino. Poi il matrimonio, i due figli e infine la separazione dalla moglie dieci anni fa. Dal quel momento padre e figlio avevano lasciato Torino, per spostarsi a Milano, dove c’era un nuovo lavoro in una ditta di carico e scarico merci.
E per entrambi, finalmente era arrivato il momento delle vacanze, che, approfittando del lungo ponte di Ferragosto, quest’anno potevano cominciare anche con qualche giorno di anticipo. Per questo si erano messi in macchina, padre e figlio, venerdì notte. Ma prima di prendere la strada per la Calabria, una deviazione per Torino, per andare a prendere i due amici che dovevano andare a Foggia. E poi via, verso il mare, tutti e quattro sulla Golf di Natale Gioffrè. Lui alla guida, Francesco affianco e i due amici Claudio e Clemente nel sedile posteriore. Alla guida non poteva che esserci lui, l’unico ad avere la patente. Non c’era tempo da perdere. Solo una sosta veloce dopo i primi duecento chilometri, all’altezza di Bologna, per mangiare un panino e poi di nuovo in macchina: la meta era ancora lontana e la voglia era quella di arrivare a destinazione il prima possibile.

Per tornare verso casa per qualche giorno di relax, dopo un anno di lavoro. E invece il destino è arrivato prima: al chilometro 666. Dove un masso di 41 chili ha colpito un’auto, da cui si è staccato il blocco motore, che ha travolto la Golf di Natale, strappando a Francesco la sua famiglia.

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