L’ordinario militare «impallinato» a priori

Anche Beppe Grillo, su Internet, lo accusa per le parole d’amore pronunciate al funerale di un soldato

L’ordinario militare «impallinato» a priori

Definire «operatore» di pace un ragazzo di 31 anni, padre di una bimba di 8 mesi, ucciso mentre sorvolava in elicottero i cieli di Nassirya senza sparare un solo colpo, non si può. Anzi, chi lo fa è un guerrafondaio. Tradotto, monsignor Angelo Bagnasco è un guerrafondaio. La «raffica» contro il nuovo arcivescovo di Genova arriva da Beppe Grillo. O meglio, è arrivata, in tempi non sospetti, sparata dal blog che il comico genovese tiene su internet, il 31 gennaio 2005, a pochi giorni dal funerale del maresciallo Simone Cola, colpito a morte in Irak dove era andato per partecipare alla missione di pace italiana.
Le parole di Grillo sono datate, ma non superate, visto che il messaggio inserito in rete, continua a suscitare reazioni e interventi su questo forum telematico, a oltre un anno di distanza. Il bersaglio grosso del comico era la Chiesa, accusata di essere «contemporaneamente per la pace (il Papa) e per la guerra (il Cardinale Ruini, capo della Conferenza Episcopale Italiana)». E il terzo e ultimo personaggio preso ad esempio per dire che i cardinali italiani sono guerrafondai è proprio monsignor Angelo Bagnasco, allora ordinario militare per l'Italia, che «ha detto in chiesa, davanti alla bara del mitragliere italiano Simone Cola, che questi era “un costruttore di pace”. Un mitragliere!». Un’incongruenza insanabile, secondo Beppe Grillo. Proprio quel Beppe Grillo che, per una curiosa coincidenza e per il consueto stile di monsignor Tarcisio Bertone di parlare con molta schiettezza alla società civile, ieri è stato citato dal neo segretario di Stato come esempio positivo per la sua battaglia in favore delle energie pulite.
Il più recente incarico di monsignor Bagnasco e le sue parole d’amore pronunciate proprio in occasione dei purtroppo molti funerali di militari che ha dovuto celebrare, rappresentano l’obiettivo preferito di quanti non riescono a nascondere la disapprovazione per la scelta del nuovo arcivescovo di Genova. E, probabilmente non avendo altri motivi per attaccarlo, insistono su quelle stellette che ha portato a lungo appuntate sull’abito talare. Quelle stesse stellette che peraltro oggi indossano i «mitraglieri» italiani impegnati in Libano ai quali va tutto il sostegno dei «marciatori» di Assisi.


La nomina di Angelo Bagnasco alla guida della chiesa genovese è stata infatti accolta e forse anzi anticipata da una strana «esplosione» di commenti, tutti mirati ad anticipare il possibile indirizzo che darà al suo impegno pastorale. E tra le righe di ogni intervento era sempre possibile cogliere il timore «politico» prima ancora che ogni riflessione sulla sua vera missione di punto di riferimento per la comunità religiosa.

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