da Parigi
Guarda la madre e vesti la figlia. È lennesima capriola creativa di John Galliano che per la sfilata Dior del prossimo inverno in passerella ieri a Parigi ha utilizzato lindimenticabile colonna sonora del film Il Laureato girato da Mike Nichols nel 1967 come antidoto alla banale operazione nostalgia. I modelli erano chiaramente ispirati agli anni Sessanta tanto nelle forme (piccoli tailleur al ginocchio, pellicce e cappotti a trapezio, tubini dritti o abiti a palloncino) quanto nei colori, ottimisti e vivaci come non mai.
Anche gli accessori riproponevano le tipiche manie di quellepoca spensierata in cui bisognava coordinare le scarpe alla borsetta, il cappello ai guanti, gli orecchini e le cinture metalliche al disegno geometrico sui vestiti. Perfino il trucco e la pettinatura erano una sfacciata citazione di uno stile daltri tempi: con i capelli cotonati e fissati dalla lacca alla maniera di Jackie Kennedy o di Penelope Tree e gli occhi ingigantiti dalleyeliner, dalle ciglia finte.
Tutto questo nelle mani di un altro designer sarebbe diventato troppo per non dire caricaturale. Invece Galliano è riuscito a tracciare laffresco di unepoca senza cadere nel revival con una sofisticata scelta stilistica: mischiare il glamour di una donna esperta e raffinata con la freschezza irresistibile di una bella ragazza. Dunque la nuova donna Dior è un misto tra Anne Bancroft e Katharine Ross, le attrici che ne Il Laureato interpretarono lesperta Mrs Robinson capace di sedurre lo studente fresco di laurea e lingenua figlia che finisce per sposarlo. Alcuni capi erano sfacciatamente lussuosi: dal tailleurino in coccodrillo verde mela al cappotto di visone rasato. Ma tutti lanciavano un messaggio a doppio taglio: godetevi la vita, signore mie, siate belle e felici perché chissà cosa ci riserva il futuro. Vivienne Westwood è molto meno ottimista di Galliano e con la sua bella collezione tenta piuttosto di lanciare messaggi politically correct. «Compra meno ma compra meglio» dice da tempo la grande stilista inglese ossessionata dal consumismo e dallinquinamento. Detto questo non rinuncia a utilizzare materiali altamente nocivi come la falsa pelliccia o il cotone. Però ha ricevuto le foto di una sfilata organizzata per gioco dai bambini delle elementari di Portland. «Si sono ispirati a lei - le ha scritto la maestra - vorrebbero sapere cosa ne pensa».
Queen Viv si è precipitata in classe e ha affidato un compito agli scolaretti: disegnare un personaggio che sopravvive in una foresta per un ideale come a suo tempo fece Che Guevara. Poi ha preso i disegni, li ha stampati sui suoi modelli tagliati e cuciti benissimo. «Lusso etico» sostiene la Westwood nella sua lucida follia. I capi avevano qualcosa di magico e non solo per via degli acrobati e dei piccoli di sette anni che hanno disegnato perfino il trucco delle modelle.
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