Roma

L’Ottocento romano nei disegni di Charles Lecointe

La Capitale e i Castelli Romani nell’Ottocento. La straordinaria raccolta di disegni facenti parte dell’album di viaggio del pittore e paesaggista francese Charles Joseph Lecointe (1824-1886) che ritrae la Roma papalina e i suoi dintorni è in mostra, per la prima volta, nel Palazzo Chigi di Ariccia (30 giugno-1° ottobre, ore 10-19, chiuso il lunedì).
L’artista d’oltralpe, durante il suo soggiorno romano, eseguì una serie di vedute raffiguranti non solo la Città Eterna, ma anche i Colli Albani (sono esposte, in particolare, numerose vedute di Albano, Ariccia, Castel Gandolfo e Nemi). Gli scorci di Lecointe, oltre alla qualità del disegno, vantano anche un grande valore iconografico e topografico. Abbiamo infatti rare inquadrature di angolature inusuali dei Castelli Romani, soprattutto per centri come Albano, oggetto di radicali trasformazioni urbanistiche dal dopoguerra ad oggi che hanno in parte compromesso l'integrità dei luoghi.
La rassegna pone ancora una volta in risalto la grande importanza rappresentata dalla sosta nei Castelli Romani nell'ambito del Grand Tour d'Italie, il viaggio formativo intrapreso da aristocratici, artisti e intellettuali stranieri per conoscere le bellezze artistiche, culturali e naturalistiche dell'Italia.
Infatti la vicinanza a Roma, la presenza nei Colli Albani e Tuscolani di insigni testimonianze di civiltà architettonica e artistica, l'attraversamento di quel territorio da parte della Via Appia, principale arteria di comunicazione tra Roma e il sud, fecero di quel territorio una meta imprescindibile.
Le attrazioni per i viaggiatori erano innumerevoli. Nel territorio della mitica Albalonga, ove sorgevano le antiche città latine (Aricia, Lanuvium, Velitrae, etc.), si erano sviluppate già in età classica ville romane e imperiali. Durante il Rinascimento e in Età Barocca l'aristocrazia romana aveva costruito straordinarie ville e sontuose dimore feudali, progettate da architetti come Vignola, Giacomo della Porta e Vanvitelli. Nel corso del Seicento, invece, i vecchi centri medioevali erano stati trasformati secondo i nuovi principi dell'urbanistica barocca.
L'integrazione delle vestigia illustri del passato con la natura rigogliosa, tra i vasti boschi già consacrati a Diana, i due laghi di Nemi e Castel Gandolfo, alle pendici del Monte Albano sacro ai Latini e poi ai Romani, costituirono per secoli attrazione e fonte di ispirazione per pittori, letterati e poeti.
Migliaia di dipinti, disegni, incisioni, documentano una ricchezza iconografica illimitata, testimoniata da opere presenti nei più importanti musei del mondo, realizzate da Lorrain, Corot, Turner, dalle colonie di artisti presenti nelle accademie straniere tra il 1790 e il 1850. I Colli Albani divennero il luogo di una sorta di accademia di pitture en plein air. I Castelli Romani furono esaltati anche dagli scritti di Montesquieu, Goethe, Stendhal, Andersen e Byron, tra gli altri.


Adesso la mostra su Lecointe offre una nuova occasione per rivisitare questo immenso patrimonio della regione Lazio.

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