Roma - Nessuna larga intesa, nessuna collaborazione è possibile se al timone del governo resta Romano Prodi. Il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, è salito al Colle per ripetere quanto già anticipato informalmente da Pier Ferdinando Casini, che a un incontro col presidente della Repubblica ha preferito una sciata in famiglia. E le scelte dell’Udc restano quelle illustrate ieri proprio al Giornale dal vicepresidente del Senato, Mario Baccini: non si scende a patti con Prodi.
Cesa ha detto a Giorgio Napolitano che «l’Italia ha bisogno di un governo serio e autorevole» e dunque per questo l’esecutivo dell’Udc chiedeva di affidare l’incarico «a un’alta personalità» per guidare un governo «di responsabilità nazionale». Insomma la ricetta dei centristi per uscire dal pantano senza andare alle elezioni era quella di affidare, ad esempio, all’attuale presidente del Senato, Franco Marini, il mandato esplorativo per mettere poi a punto un governo di larghe intese. L’Udc avrebbe garantito sostegno alla Quercia e alla Margherita per il tempo necessario al varo di una nuova legge elettorale sul modello tedesco.
Era questa l’unica via da percorrere, aveva detto Cesa al Quirinale, una volta preso atto «che la maggioranza uscita dalle elezioni non è autosufficiente, né politicamente né numericamente». Ma il centrosinistra pare intenzionato a dimostrare la sua autonomia e a riproporre il governo Prodi così com’era. Anche se è stato bocciato dal Senato appena tre giorni fa.
L’’Udc però non crede che si possa rianimare un governo già morto. Neppure con l’apporto del voto di Marco Follini, il vicepremier del governo Berlusconi che ora rappresenta più o meno soltanto se stesso con l’Italia di Mezzo. Quello della sinistra che corteggia i moderati in ordine sparso, dice Cesa, appare come «un tentativo penoso sia per chi lo attua, sia per chi dovesse cedere alle lusinghe. Ho troppa stima di Follini per credere che possa cadere nella trappola».
E sui 12 «comandamenti» stilati da Prodi e sui quali è stato siglato l’accordo della maggioranza, Cesa osserva che si tratta «di un elenco di impegni vaghi», certamente non di un programma credibile.
A questo punto l’ipotesi più probabile è quella di un rinvio alle Camere di Prodi. Ipotesi che il centrodestra vede come un gioco al massacro per Prodi e la sua coalizione che però verrà pagato pure dal Paese. L’Udc non se la sente di scommettere una lira neppure sull’eventuale incasso della fiducia. Quante probabilità ha Prodi di avere la maggioranza a Palazzo Madama? «Ci vorrebbe la Sibilla di Cuma - ironizza Cesa -. Il problema non è solo numerico ma anche politico.
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