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L’Udc e la deriva laicista che irrita la Chiesa

Il pressing su Casini da parte dei vertici della Cei e da settori del mondo cattolico per cercare di evitare l’alleanza con il nuovo partito di Fini e favorire invece un suo maggiore coinvolgimento nel governo non ha portato a molto. Ora i vescovi guardano al 14 dicembre

L’Udc e la deriva laicista che irrita la Chiesa

Il pressing su Pier Ferdinando Casini da parte dei vertici della Cei e da settori del mondo cattolico per cercare di evitare l’alleanza con il nuovo partito di Fini e favorire invece un suo maggiore coinvolgimento nel governo non ha portato a molto. Il leader Udc due giorni fa è apparso al fianco degli altri «centristi» chiedendo a gran voce le dimissioni del premier.

Ma quello che è certo è che i cardinali Angelo Bagnasco e Camillo Ruini guardano soprattutto a ciò che accadrà dopo il 14 dicembre. Un intervento significativo, per comprendere quale sia l’umore in alcuni autorevoli ambienti cattolici, è quello che ieri ha pronunciato a conclusione dei lavori del consiglio nazionale il presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), Carlo Costalli.

«Confermiamo - ha detto - la netta contrarietà del Mcl alle elezioni anticipate. Il rischio è di sfasciare ancora di più il Paese: in pericolo è la stabilità economica, occupazionale e sociale». E questa contrarietà al voto immediato è condivisa sia dai vertici della Chiesa italiana sia dalla Segreteria di Stato vaticana.

«È la responsabilità - ha continuato Costalli - la vera scelta di campo: pensare seriamente non alle prossime elezioni politiche, ma alle prossime scadenze dell’Italia che rischia di andare a fondo». Un accenno in piena sintonia con quanto ha detto nelle ultime prolusioni il presidente della Cei Bagnasco, preoccupato per la degenerazione della politica in lotte personalistiche che finiscono per penalizzare il Paese. Ma il presidente dell’Mcl ha pure confermato «la netta contrarietà a ribaltoni e a governicchi tecnici». Netto il giudizio nei confronti di Fini, anche questo condiviso sia alla Cei che Oltretevere. «Qualora fosse proprio indispensabile andare a votare - ha continuato Costalli - allora chiediamo chiarezza e coerenza a tutti e, soprattutto, chiediamo coerenza nelle alleanze: affermare che è necessario recuperare il ritardo dell’Italia rispetto agli standard europei sui cosiddetti diritti civili, avere posizioni equivoche sui “valori non negoziabili” vuol dire porsi lontano, molto lontano, dalle istanze dei valori, dalle posizioni dei cattolici». È un segnale molto chiaro rivolto a Casini e all’Udc, partito che fa riferimento ai valori del popolarismo cristiano.

Infine, il presidente dell’Mcl ha lanciato un’ultima stoccata al presidente della Camera: «Ma non abbiamo bisogno neppure di un Messia, non sentiamo la necessità di chi si è regalato una Fondazione e che ogni tanto lancia proclami a sfondo catastrofico e annuncia imminenti disastri, senza avere però il coraggio di affrontare il voto che rimane sempre, non dimentichiamolo, una importante verifica popolare». Il problema dunque non è tanto Berlusconi sì o Berlusconi no - Casini continua a chiedere le dimissioni come passo necessario per un suo eventuale coinvolgimento nel governo, il Cavaliere teme che se lascia Palazzo Chigi, i suoi avversari facciano in modo che non ci torni - quanto le alleanze future.

E la Chiesa teme che cresca il fronte laicista.

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