RomaSono tutti tornati dalle vacanze i leader dellUdc. In tempo per vedere i risultati dei ballottaggi, che sono stati in linea con i primi turni e con le regionali: deludenti. Un bilancio negativo oppure «appena inferiore rispetto alle attese», come si dice dalle parti di via dei due Macelli per indorare la pillola.
Il fatto è che il secondo turno ha sancito ancora di più la difficoltà a contrastare la Lega Nord. A Mantova non è andata male solo al Partito democratico, anche i centristi hanno avuto la conferma che lalleanza con la sinistra in funzione anti Carroccio non convince i settentrionali. A rafforzare questa impressione, il risultato di Vigevano. Nemmeno insieme al Pdl, lUdc riesce a costruire la famosa diga contro la Lega. Difficile quindi dare peso alle affermazioni del segretario Lorenzo Cesa, che lunedì ha rivendicato il ruolo decisivo del partito nei ballottaggi, citando come un successo lelezione di sei sindaci in piccoli centri.
Il potere contrattuale dellUdc, in questo momento, è talmente basso che lordine del leader Pier Ferdinando Casini ai suoi è stato quello di non parlare di alleanze per un po. Cioè evitare, fino a quando il quadro politico non sarà più chiaro, i temi chiave per lesistenza del partito. Tra questi il rapporto con la Lega Nord. Non tutto il partito è convinto che la contrapposizione serva, anche perché i governatori che hanno vinto al Nord - Cota e Zaia - sono considerati dei moderati. E comunque hanno assorbito gran parte del voto cattolico.
Poi cè il tema più generale delle alleanze: legarsi a uno dei due poli politici, continuare a decidere caso per caso oppure restare autonomi da tutti. Le scelte di questi giorni sono apparentemente orientate tutte a questultima opzione. Ieri la Costituente di centro, emanazione dellUdc che porterà entro il 2010 alla fondazione di un nuovo partito centrista, ha istituito due task force su federalismo fiscale e lavoro e un tavolo sulle riforme istituzionali. Lintenzione è quella di fare proposte proprie e valutare quelle che vengono da centrosinistra e centrodestra.
Più che una strategia politica, un modo per rinviare decisioni e tenere occupato il partito, evitando che leader nazionali si interroghino sul cosa fare. E tenere lontane le sirene di Pdl e Pd dagli esponenti locali del partito.
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