L’Udc? Vince solo se si allea con il Pdl

RomaUn risultato sotto le aspettative. Occupare la terra di mezzo continua a non portare né fortuna né voti all’Udc. Poi, quel che è peggio, l’Unione comincia a perdere gli elettori storici, in particolare dove si allea con la sinistra.
La sconfitta è tutta nei dati assoluti delle Regionali 2010. Dove l’Udc ha corso da sola, gli elettori hanno abbandonato il partito. Più di centomila in Lombardia; quasi 60mila in Emilia Romagna, 60mila persino in Veneto. Emorragia centrista anche in Umbria dove l’Udc ha schierato Paola Binetti. Risultato, il 30 per cento di voti in meno.
Impietosi i conteggi nelle due Regioni dove il partito di Pier Ferdinando Casini ha scelto la sinistra. Dimezzato in Piemonte, dove l’Unione di centro ha appoggiato la candidata Pd Mercedes Bresso (da 147mila voti delle euopee a 74mila). Male persino in Liguria, dove l’Udc è stata determinante, ma al costo di un crollo da 42 a 29mila elettori. L’Udc ha retto solo dove si è presentata con il centrodestra. Nel Lazio, ha perso tremila voti, ma si è attestata sopra quota 150mila. In Campania ha guadagnato 18mila voti, in Calabria 15mila.
Un bilancio politico deludente, se si considera che tutti gli sforzi di Casini si sono concentrati nell’accreditarsi come una partito nazionale e nell’attaccare la maggioranza. Tanto deludente da costringere il leader del partito a fare la sua prima uscita, tutta in difesa: «Siamo migliorati in termini assoluti rispetto alle precedenti amministrative, il che non è poco con la campagna di aggressione che abbiamo subito».
Gli scenari che si aprono dopo le Regionali non sembrano favorevoli per il partito di Casini. Nessuno schieramento sembra volergli dedicare particolare attenzione. Umberto Bossi ha interpretato gli umori del centrodestra quando, rivolgendosi a Rosy Bindi, se n’è uscito con un «l’Udc glielo lasciamo volentieri». Per quanto riguarda il centrosinistra, in pochi ieri hanno creduto a Bersani quando ha detto che l’Udc è stata «decisiva». Parlava di Casini, ma stava lanciando un messaggio ad Antonio Di Pietro. Persino i riformisti più solidi si sono convinti che, alla sinistra, l’Udc non serva, come dimostra la débâcle piemontese.
Le buone notizie sono tutte al Sud. Percentuali in crescita man mano che si scende lo stivale. Nel Centro Nord la percentuale fotocopia dei centristi è stata del 3,8-3,9 per cento. Segno che l’idea di una diga contro la Lega Nord non sfonda la soglia del 5 per cento. Nemmeno in Veneto.
I successi iniziano dal 6,1 del Lazio, continuano con il 7,9 della Basilicata e il quasi 10 per cento della Campania e della Calabria. Le vittorie politiche, solo quelle delle Regioni dove lo scudo crociato si è alleato con il centrodestra. L’alleanza con la Polverini si è rivelata una scelta vincente. Azzeccata la coalizione con il Pdl in Calabria e Campania.

In Puglia, dove l’intesa è saltata per scelte del Pdl, l’Udc si e rivelata tanto determinante da provocare le dimissioni di un ministro. Insomma, sembra che l’Udc sia condannata al ruolo che si era ritagliata (e che secondo i centristi Berlusconi gli voleva ritagliare addosso) di Partito del Sud, dentro il centrodestra.

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