da Milano
Piovono euro su Bucarest. Sono i soldi dellUe, che sta spargendo nelle lande romene qualcosa come 32 miliardi di euro per 7 anni. Sono i famosi «fondi strutturali» per la crescita, loccupazione e la coesione economica. Borsa slacciata sin dalla data della storica adesione alla Comunità, quel 1° gennaio 2007 ormai protagonista di ogni discussione - e polemica - sullallargamento ad est. Con una clausola molto particolare: tra questi fondi, almeno «8,5 milioni di euro dovranno essere spesi ogni giorno, compreso il sabato e la domenica», illustrano i regolamenti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale di Bruxelles.
«Agricoltura e sviluppo rurale, ricerca e sviluppo tecnologico, informatizzazione della società, trasporti, energia, tutela dellambiente e prevenzione del rischio, turismo, cultura, rigenerazione urbana e rurale, supporto per compagnie e imprenditori, accesso a posti di lavoro stabili, inclusione sociale per le persone svantaggiate, sviluppo del capitale umano, investimenti nellinfrastruttura sanitaria e dellistruzione, promozione di partnership economiche». Non cè argomento in Romania che non meriti un ampio rilancio, quattordici settori che corrispondono ad altrettante voci di spesa per noialtri vecchi cittadini (e fondatori) dellEuropa. Con i nostri rappresentanti in Parlamento, Commissione e Consiglio pronti a stanziare ulteriori 650 milioni tra questo e lo scorso anno in «compensazioni» allindirizzo di Romania e Bulgaria, «allo scopo di assicurare che entrambi gli Stati presentino un saldo di bilancio positivo nei primi anni dopo ladesione», spiega Dalia Grybauskaité, membro della Commissione europea responsabile della programmazione finanziaria.
Resta un problemino non da poco per i generosi amministratori europei: lo stato di salute degli apparati statali che sapprestano a foraggiare, 10 miliardi di euro dopo i vertiginosi piani di allargamento a est. Come recita un rapporto di Transparency International proprio la Romania resta il più corrotto Paese dellUnione, il quarto in tutta Europa, allo stesso livello del Ghana: addirittura «drammatica» la situazione dei partiti politici, il Parlamento e il sistema giudiziario. A un anno di distanza dal trionfale ingresso nel club dei 27, il numero di romeni che ha dichiarato di essere stato costretto a pagare tangenti è salito dal 20 al 33 per cento. Bustarelle che riguardano in prevalenza il funzionamento dei servizi sanitari, ma anche dellamministrazione locale e perfino la polizia. E appena un romeno su tre crede che il fenomeno della corruzione possa diminuire in futuro, magari grazie agli sforzi in ambito comunitario. E se questo ancora non basta, i tedeschi della Frankfurter Allgemeine Zeitung osservano: «Le riforme che potevano essere fatte sotto la pressione della Ue sono state abbandonate subito dopo ladesione». Nel giugno scorso del resto la Commissione stessa prendeva atto «dei progressi, ma molto resta ancora da fare per riformare il sistema giudiziario e combattere la corruzione. Leurogoverno continuerà a vigilare anche sullagricoltura e utilizzo dei fondi, sicurezza alimentare e aerea». Infine la condizione della popolazione rom romena, stimata in 2,5 milioni di persone e, secondo molte organizzazioni non governative, soggetta a gravissime forme di discriminazione.
Insomma, da Bruxelles tutto lasciava presagire un «congelamento» degli aiuti. Cosa che è successa, ma solo per la Bulgaria: adesso dovrà rinunciare ai fondi europei per un totale di 800 milioni in contributi di pre-adesione, mentre restano «in piedi» gli 11 miliardi di finanziamenti strutturali. Afflitta dagli stessi mali, la Repubblica di Dracula se lè cavata solo con un avvertimento: «I risultati raggiunti sono fragili.
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