Abelé 1757: lo Champagne come arte sartoriale

È una vera maison boutique la quinta più antica della regione, che ha sempre prodotto cuvée su misura, in quantità limitatissime e con lunghe maturazioni. Focus sul Brut Rosé, presentato dallo chef de cave Etienne Eteneau, con un innovativo assemblaggio di 50 per cento di Chardonnay e 50 di Pinot Noir des Riceys vinificato per macerazione

Abelé 1757, le cantine
Abelé 1757, le cantine
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Abelé 1757 è la quinta maison più antica della Champagne, ma tra le più giovani per spirito e approccio. A Reims custodisce una dimensione artigianale e umana che la rende una vera maison boutique, fedele a un’idea di Champagne come creazione su misura, elaborata con pazienza e precisione. Le sue cuvée, tutte a lunga maturazione, sono prodotte in quantità limitatissime e distribuite esclusivamente attraverso canali ultra-selettivi, riservati all’alta ristorazione e ai migliori professionisti del settore horeca di tutto il mondo.

Abelé 1757, Etienne Eteneau
Abelé 1757, Etienne Eteneau

La selezione delle uve parte da una sola condizione: il potenziale aromatico dei terroirs deve essere tra i più promettenti. E a garantirlo è una rete ristretta di viticoltori artigiani con cui la maison ha stretto rapporti solidi e longevi. Una filiera corta, anzi cortissima, ma dal rendimento aromatico altissimo. A guidare oggi la maison è una coppia affiatata: Marie Gicquel, direttrice generale, ed Etienne Eteneau, chef de cave dal 2019. Schivo, riflessivo, con un passato tra Australia, California e varie maison della Champagne, Eteneau ha scelto di rileggere ogni cuvée con un tocco personale, partendo da un’ispirazione precisa: “Arricchire il Brut Rosé con la firma inconfondibile del vino di Les Riceys”, spiega. Da qui una rivoluzione calibrata, che ha visto aumentare al 30 per cento la quota di vini di riserva, sia per il Rosé che per le altre referenze.

Abelé 1757, il Brut Rosé
Abelé 1757, il Brut Rosé

Proprio il Brut Rosé è stato protagonista di una degustazione online, con lo stesso Eteneau a fare da guida. Il nuovo assemblaggio rompe con la consuetudine dello stile champenois classico – Chardonnay e Pinot Nero vinificato in rosso – per puntare su un equilibrio più radicale e armonico: 50 per cento Chardonnay proveniente da tre terroir d’eccellenza (Côte des Blancs, Vitryat e Sézannais) e 50 Pinot Noir des Riceys, vinificato per macerazione. Il risultato riposa tra tre e quattro anni nelle gallerie sotterranee della maison, prima di raggiungere la bottiglia. Il Brut Rosé si presenta con un colore rosa delicato e brillante, bollicine fini e persistenti. Al naso dominano fragole mature e lampone, in bocca la freschezza si accompagna a una struttura ben definita. Il dosaggio, 7 g/l, è discreto ma efficace. Perfetto come aperitivo, si sposa con piatti speziati, orientali o anche dolci alla frutta. Il nuovo look della bottiglia – spalle larghe, collo slanciato e tonalità rovere – richiama le silhouette de Le Sourire de Reims, nelle versioni Brut e Rosé.

Abelé 1757, il Blanc de Blancs
Abelé 1757, il Blanc de Blancs

Durante la degustazione è stato presentato anche il Blanc de Blancs, 100 per cento Chardonnay proveniente dagli stessi tre terroir e arricchito da un 20 per cento di vini di riserva. Alla vista è luminoso, al naso sprigiona note floreali (biancospino, mimosa), frutta matura e toni esotici. La bocca è cremosa, gessosa, minerale. Uno Champagne di classe, che trova nei frutti di mare e nei crostacei i suoi alleati migliori. Il cuore di Abelé 1757 batte dal 1880 al numero 50 di rue de Sillery, a Reims.

A 20 metri sotto terra si estende un labirinto di due chilometri, modellato nella roccia calcarea: trenta gallerie, un lungo corridoio centrale, buio costante, temperatura stabile e umidità perfetta. Qui, nella quiete sotterranea, si affina l’identità della maison. Ed è qui che ogni anno si rinnova un laboratorio di innovazione che ha l’aspetto, il ritmo e la precisione di un atelier creativo.

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