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L’ultima di Garzón: disseppellire 180mila morti

Polemiche in Spagna: il controverso magistrato apre una mega-inchiesta sulle vittime della guerra civile e sui desaparecidos durante la dittatura franchista

da Madrid

Una lista di tutti i fucilati, i desaparecidos e dei morti in combattimento durante la Guerra Civile spagnola ed il franchismo. Questa è l’ultima - mastodontica - richiesta dell’instancabile giudice dell’Audiencia Nacional spagnola Baltasar Garzón, che dai tempi del processo a Pinochet non smette di occupare le prime pagine dei giornali di mezzo mondo. Anche questa volta l’uscita ha sortito i suoi effetti, per ora più che altro mediatici. Pochi credono infatti che tale azione arriverà a qualcosa di concreto, visto che non è ancora chiaro se il tribunale retto da Garzón abbia le competenze per indagare questo caso né se le sue richieste giudiziarie possano essere realizzate.
Ufficialmente, il magistrato vuole conoscere il numero di persone seppellite in fosse comuni dal 17 luglio del 1936 - giorno precedente la ribellione di Franco contro la II Repubblica Spagnola - fino alla fine del franchismo. Una volta saputa la cifra - che secondo gli studiosi varierebbe dalle 90mila alle 180mila persone - il giudice farà sapere se è competente per perseguire gli autori dei crimini, probabilmente già tutti deceduti.
Per fare questo, Garzón ha richiesto ai sindaci di Madrid, Siviglia, Granada e Cordova, ed al rettore dell’Università di Granada, che apportino tutti i dati in loro possesso sulle «persone seppellite in fosse comuni» sui terreni di loro competenza. Ha poi chiesto alla Conferenza Episcopale spagnola che permetta l’entrata degli agenti in tutte le 22.827 parrocchie del paese per analizzare i registri sacerdotali. Ha chiesto all'abate del Valle de los Caídos - il mausoleo dove è seppellito Franco e molti morti della guerra - che indichi i nomi delle persone lì seppellite ed il loro motivo. Il giudice ha poi richiesto la collaborazione di tre ministeri, tra cui quello della Cultura, al quale chiede un rapporto dettagliato sui dati contenuti nell’archivio del franchista Tribunal especial para la represión de la masonería y el comunismo.
Insomma, una richiesta colossale che a molti è sembrata irrealizzabile, tanto più che la Chiesa ha già fatto sapere che nei libri dei decessi conservati nelle chiese non sono annotate le sparizioni - soprattutto quelle avvenute in tempi di guerra - e che nella Valle de los Caídos non si conserva nessun registro delle persone lì seppellite.
A rendere l'iniziativa ancora più controversa c’è poi il giudizio contrario espresso dallo stesso pubblico ministero della Audiencia, per il quale i crimini di cui si parla erano definiti dalla legislazione della II Repubblica come «delitti comuni» e sono stati quindi estinti dall'amnistia generale proclamata nel 1977, dopo la morte di Franco. Anche se questi crimini fossero considerati di «lesa umanità», come chiedono le associazioni dei familiari delle vittime, non toccherebbe all’Audiencia interessarsi del caso, ma ai tribunali locali, come stabilisce la legge.
Ma il giudice più mediatico di Spagna va avanti, sollevando polemiche asprissime ad ogni passo. Se per El Mundo siamo di fronte ad una “truculenta garzonada”, che vuole tutelare solo i diritti della parte repubblicana, anche El País riconosce indirettamente che Garzón non ha le competenze per assumere il caso, e insinua che il giudice stia provando comunque ad occuparsene.
Se le sue richieste si realizzeranno, Garzón avrà infatti dato un impulso determinante alla creazione di un archivio nazionale dei desaparecidos del franchismo e avrà fatto intervenire lo Stato nella questione.

Un passo che anche Zapatero - intervenuto l’anno scorso con la legge sulla Memoria storica - aveva scrupolosamente evitato.

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