Si è spento a 92 anni Nicola Pietrangeli, uno dei più grandi campioni di tennis italiani, vincitore per due anni di fila del Roland Garros (1959-1960) e della prima Coppa Davis azzurra (1976) come capitano non giocatore.
Era nato a Tunisi l'11 settembre 1933. Nel Nord Africa suo nonno Michele era emigrato dall'Abruzzo per fare il muratore. "Si compra una carriola, due carriole, un cavallo, diventa costruttore - raccontò Pietrangeli -. A Fiuggi conosce una signora napoletana, la sposa. In Nordafrica fanno cinque figli, tra cui Giulio, mio padre. Quando nasco io, papà non ha ancora sposato Anna, figlia del colonnello zarista Alexis von Yourgens, scappata dalla guerra di Russia e già sposata con un conte".
La famiglia Peitrangeli conduce una vita agiata, grazie ai sacrifici e al lavoro, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Lì cambia tutto. Finiscono in un campo di concentramento, a Gammarth, a 300 km da Tunisi. C'è anche un campo da tennis ed è lì che Nicola, giocando con il padre, vince un torneo di doppio. Il premio che ricevono: un pettine ottenuto lavorando le schegge di una bomba.
La fine della guerra porta all'espulsione di tutti gli italiani alla Tunisia. I Pietrangeli, padre e nonno, sbarcano e Palermo e poi si trasferiscono a Roma. La madre, con i figli, resta a Tunisi. Non ha i soldi per il biglietto della nave e così fa un viaggio avventuroso. Espulsa, riesce a imbarcarsi su una nave diretta a Marsiglia e, una volta lì, raggiunge Ventimiglia e poi Roma in treni. Un periodo di povertà ma anche di estrema dignità, in una stanzetta di una pensione nel centro della Capitale. "Eravamo noi tre in questa stanza, io andavo a scuola dove c'è il Ministero dei Trasporti - raccontò Pietrangeli - tornavo a casa a piedi, così risparmiavo quelle dieci lire del biglietto dell'autobus".
Da ragazzo Nicola fa subito vedere di avere la stoffa dello sportivo. Predilige il calcio e gioca nelle giovanili della Lazio. Lo mandano in prestito alla Viterbese e poi alla Ternana. Lui, che pure già ama il tennis, è convinto di essere più forte con il pallone tra i piedi. Ma, di lì a poco, il tennis entrerà nella sua vita. Al punto che, lo stadio più rappresentativo del Foro Italico, a Roma, fu intitolato a lui.
Ne andava fiero, come raccontò al Corriere dello Sport: "Io sono l’unico vivo che ha una cosa intitolata a suo nome. Il perché non lo so. In Italia non c’è uno che ha una fontana, una strada, solo io. Questo mi riempie di grande orgoglio".
Il primo italiano a vincere uno Slam
Nel 1952 l’esordio di Pietrangeli sul circuito tennistico professionista, partecipando agli Internazionali d’Italia. L’anno dopo la sua prima finale a Monte Carlo. Nel 1959 il suo primo titolo al Roland Garros battendo in finale in il sudafricano Ian Vermaak. L’anno successivo si ripete superando in finale il cileno Luis Ayala (3-6, 6-3, 6-4, 4-6, 6-3). Due i successi anche agli Internazionali d'Italia nel 1957 (in finale contro Beppe Merlo) e nel 1961 (in finale contro Rod Laver).
Arriva in finale altre due volte a Parigi, nel 1961 e nel 1964, e a Roma, nel 1958 e nel 1966. Nelle diciotto partecipazioni a Wimbledon raggiunge la semifinale nel 1960, quando viene sconfitto da Laver in 5 set (6-4, 3-6, 8-10, 6-2, 6-4).