«Il privato? È carta straccia». Sì lo sappiamo, son decenni che generazioni di zelanti leader comunisti provano a spiegarlo al popolo, ma credeteci nessuno ci sta riuscendo meglio del nordcoreano Kim Jong Il. Del resto se si fa chiamare «Caro Leader» un motivo ci sarà. E i fatti lo dimostrano. Da qualche tempo il problema più serio dellameno paradiso comunista nordcoreano sono i mercatini privati. Come, direte voi, non erano carestia, mancanza di cibo, morte per inedia. Dettagli. Sovrastrutture, per dirla alla marxiana maniera. Il problema vero non sono fame e sottoalimentazione, ma quei farabutti di contadini pronti, pur di mettere qualcosa nello stomaco, a sottrarre allo Stato grano e preziose risorse per rivendersele al mercato nero. Niente paura compagni anche stavolta il Comunismo trionferà. Anche stavolta il lungimirante Kim Jong Il ha la soluzione in mano. Lunedì scorso mentre gli avidi farabutti son ancora lì a contare i risparmi nascosti nei pagliericci, il «Caro leader» cala il suo asso di denari e annuncia tutto dun botto un cambio di valuta che impone limmediata sostituzione delle vecchie banconote da 1.000 Won con fruscianti bigliettoni da 10 Nuovi Won. Embè direte voi. Embè siamo rovinati, si dicono gli improvvisati mercanti non appena capiscono che è consentita la trasformazione in «nuovi won» di un massimo di 100mila Won. Come dire 26 miserabili euro al cambio del mercato nero. Come dire risparmi in eccesso azzerati. Come dire illeciti proventi del privato trasformati in inutile carta straccia grazie ad unilluminata disposizione in puro stile marxista. Ma gli avidi farabutti non demordono. Per qualche ora Pyongyang e province sperimentano caos e rivolte.
Mentre banche e cambiavalute vengono circondati dallesercito il «Caro leader» ci ripensa e con magnanima benevolenza concede una deroga. Via niente paura, chi ha i soldi in banca potrà cambiare fino a 300mila vecchi won e si potrà dunque godere lequivalente di oltre 75 euro. Chi li ha tenuti sotto il materasso potrà continuare ad usarne 150mila.
La manica larga del Magnanimo leader non risolve però il problema delle pance vuote. A dar retta alle stime degli osservatori internazionali la cancellazione di quei risparmi imporrà ai disgraziati nordcoreani tagli alimentari pari a circa il 50 per cento delle calorie. Nelle case insomma bisognerà rinunciare a metà del cibo necessario. Il tutto mentre il generale inverno bussa alle porte e si porta dietro unimminente carestia capace entro marzo di ridurre alla fame tre quarti del paese. La cancellazione di quei piccoli gruzzoli di garanzia rischia di condannare a morte, come accadde un decennio fa, le sventurate popolazioni del nord già in difficoltà con i magri raccolti dei loro campi. «Abbiamo lavorato come cani per mesi per sopravvivere allinverno e ora siamo rimasti con le tasche piene di carta straccia» raccontano i contadini della zona di Sinuiju contattati da «Buoni Amici», unorganizzazione umanitaria sudcoreana che tiene sottocchio la situazione nellimpenetrabile regno del nord e annota su un sito internet gli umori e i problemi della popolazione.
La misura del Caro Leader tranquillizza invece gli inquieti generali che a causa dei commerci clandestini avevano visto assottigliarsi le risorse da sottrarre ai magazzini di Stato e investire nei loro privatissimi commerci. Incapaci di stroncare i traffici privati fioriti tra campagne e città i capi desercito e polizia hanno cercato in questi anni di recuperare i proventi perduti ordinando prima larresto di tutti i mercanti clandestini e poi imponendo un sistema di mazzette per consentirne la liberazione dai centri di detenzione. Secondo un recente rapporto di East West, un centro studi sponsorizzato al Congresso americano, nelle province del nord le forze di sicurezza hanno lautorizzazione ad arrestare chiunque sia trovato a vendere o acquistare nei mercatini privati.
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