Barack Obama vuole regolarizzare oltre dieci milioni di immigrati clandestini. Ma a modo suo: facendo un passo avanti, uno indietro, poi uno a destra, poi uno a sinistra. E chiedendo il consenso di tutti. Bipartisan, dunque ecumenico, fino a sfidare il buon senso. Da quando è entrato alla Casa Bianca, il presidente afroamericano non è mai riuscito a imporsi con personalità, lesatto opposto di un presidente decisionista.
Vedi quanto accaduto con la riforma della Sanità, vedi i mesi trascorsi a meditare sullinvio di nuove truppe in Afghanistan, vedi le continue giravolte con la Cina. Ora tocca allimmigrazione.
Lidea non è affatto nuova. Risale a un anno fa, quando il presidente annunciò una maxi-sanatoria, per poi dimenticarsene quasi subito. Quel progetto, appena abbozzato, è rimasto chiuso nel cassetto e se ora è ritirato fuori, non è per convinzione, ma opportunità. In novembre si svolgeranno le elezioni di mid term, e il partito democratico ha disperatamente bisogno delle minoranze ispaniche per sperare di conservare la maggioranza nei due rami del Congresso. Dunque si è improvvisamente ricordato di quella legge.
Ma il tema è scottante, anche negli Stati Uniti, il che accentua linnata prudenza di Obama, il quale da un lato deve assecondare lelettorato di origine ispanica, che ha votato in massa per lui nel 2008, dallaltro non può scontentare troppo lelettorato bianco conservatore, che non vede affatto di buon occhio la regolarizzazione di oltre 10 milioni di persone, pari a ben il 3% della popolazione residente.
Lo scopo immediato di Obama è quello di evitare che la questione clandestini esploda occupando la scena politica. Per domani è prevista una conferenza stampa organizzata da numerose Ong pro immigrati per denunciare il tradimento della Casa Bianca e invitare decine di migliaia di persone a partecipare a una marcia di protesta a Washington la settimana prossima.
Obama ha giocato danticipo, annunciando che la settimana prossima incontrerà alla Casa Bianca i due senatori che stanno preparando il testo della risoluzione da sottoporre al Congresso, il democratico Chuck Shumer e il repubblicano Lindsy Graham. La mossa è abile, perché gli consente di neutralizzare parzialmente la conferenza stampa di domani, ma trattasi di un provvedimento tattico, non strategico. Attutisce le polemiche, ma non garantisce alcun ritorno elettorale.
Se davvero vuole ottenere i voti degli ispanici, Obama deve varare una riforma credibile; impresa tuttaltro che facile. I repubblicani sono decisamente contrari, con una sola clamorosa eccezione, quella di John McCain, suo ex rivale alle presidenziali, che essendo dellArizona, si è sempre schierato a favore della sanatoria. Il che conferma, peraltro, come, su molti temi le posizioni dei due non fossero affatto divergenti. Ma Obama deve convincere anche lala conservatrice del suo partito che, su temi sociali come questo, è persino più oltranzista dei repubblicani e molti candidati democratici ritengono che affrontare ora un argomento polarizzante come questo sia molto rischioso, alla luce di quanto avvenuto con la riforma sanitaria.
Di solito, in questi frangenti, a imprimere la rotta e a spazzare via dubbi e rimostranze è lo stesso presidente, quando ha una personalità forte e credibile, Ma, dopo aver suscitato speranze altissime, Obama oggi è visto come un leader insicuro, poco convincente che subisce gli eventi anziché cavalcarli. Il rischio è che anche questa vicenda si risolva in un pasticcio.
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