- Guardatevi il video di Nicola Gratteri che, intercettato da Quarta Repubblica dopo la bufera sulla citazione fake di Falcone letta in diretta tv, reagisce così alle banalissime domande della cronista:. Ora, non vogliamo dire che il gran procuratore di Napoli è stato un tantino maleducato. Né che poteva rispondere senza fare tante manfrine. Né vogliamo paragonare la sua reazione, mano a parte, a quella di Romano Prodi che tirò i capelli, sempre ad una giornalista di Quarta Repubblica. Ci permettiamo solo di fare un appunto. Quella reazione stizzita dovrebbe provocare, domani, una qualche presa di posizione da parte dei grandi editorialisti, dei difensori della libertà di stampa, di quelli che “il governo Meloni è refrattario alle domande”. Perché ricordo che quando un mesetto fa Meloni reagì un po’ irritata ad una domanda di un cronista, Gramellini in diretta tv le fece una filippica per spiegare che “l’educazione e la gentilezza sono sempre gradite”, che “i giornalisti fanno le domande quando è permesso loro di farle visto che negli ultimi tre anni non abbiamo più potuto farlo”. Per non parlare di quel Fuorionda con Trump (“io non voglio mai parlare con la stampa italiana”), definito da opposizioni e sindacati come esempio del suo essere “refrattaria alla stampa e alla democrazia”. Gratteri non è il capo del governo. Non è un politico. Ma si è messo volente o nolente alla testa di chi guida la campagna per il NO alla riforma, su cui ha speso parole che hanno molto di politico. È logico, oltre che legittimo, che i giornalisti - tutti - rivolgano a lui alcune domande. Siamo certi che domani qualcuno gli tirerà le orecchie per questa reazione fuori luogo. O no?
- Sullo scontro Quirinale-Bignami, segnalo la reazione del Pd: leggo la seguente nota dem, subito uscito in difesa di Mattarella e del suo staff “Inaccettabili le parole del capogruppo Bignami e intollerabile la replica al Quirinale di Belpietro: una bufala ripetuta più volte non diventa una notizia e nascondersi dietro la libertà di stampa è uno stratagemma che non salva il direttore dall’aver inventato una ricostruzione ridicola e fantasiosa”. Toc toc, dove sono le verginelle della libertà di stampa? Dove sono quelli che “nessuno tocchi i giornalisti”? Dove quelli che chiedono alla politica di difendere i quotidiani e il loro diritto di fare da cane da guardia del potere, incluso il Quirinale? Il Pd non può chiedere rispetto per Sigfrido Ranucci e poi sparare alzo zero contro Belpietro. Ci vuole almeno un minimo di coerenza, suvvia!
- E attenzione: poco importa se la ricostruzione di Belpietro è vera o falsa. Questo in caso spetterà a chi di dovere verificarlo, fatto salvo che al direttore di un quotidiano di norma un minimo di attendibilità la si conferisce (ci siamo dimenticato le bufalone dei grandi giornali su Trump e sull’arrivo dei fascisti al governo che ci avrebbero riportato nel Ventennio?). Il punto è che da certe parti alcuni cronisti sono intoccabili, e spesso lavorano per Corriere, Repubblica, Il Fatto e amichetti vari. Mentre tutti gli altri sono dei “giornalai”, dei poco di buono, che non meritano attenzione. Lo dimostra anche il fatto che quando la giornalista di Quarta Repubblica venne presa per i capelli da Romano Prodi nessuno, neppure l’Odg, osò dire nulla. Patetici.
- Il sindaco di Bologna non vuole far giocare Virtus Bologna contro Maccabi Tel Aviv a causa delle minacce dei Pro Pal. E questo, caro primo cittadino, è il modo migliore per piegarsi al volere dei violenti. La partita va giocata. E chi intende impedirla va fermato. In tutti i modi.
- Trump che dà della "porcellina" ad una cronista è inaccettabile. Ma vi prego domani risparmiatemi gli editoriali sul femminismo, vi prego.
- Ho letto le vergognose cronache del caso di Milano, dove un ragazzo di 22anni resterà disabile a vita (e ha rischiato di morire) perché una banda di ragazzetti (alcuni anche minorenni) lo hanno rapinato, massacrato e accoltellato. Fa orrore leggere i dialoghi, quel loro vantarsi di aver mandato uno in coma, le risa mentre la polizia li interroga, il desiderio di vederlo morto. Si chiama disprezzo della vita. Ma non date colpa alla società, al contesto, alla vita. La colpa è dei genitori che non li hanno saccagnati abbastanza di botte quando dovevano raddrizzarli.
- Ah, poi qualche dotto intellettuale ci verrà a dire che
Milano è brutta non per colpa dei maranza e di queste baby gang, ma per i miliardari che vengono a viverci e che girano in Ferrari. Spiegatelo al giovane bocconiano.