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L’ultima scoperta: soltanto chi dorme non piglia chili

L’allarme dal congresso sulla medicina del sonno

L’ultima scoperta: soltanto chi dorme non piglia chili

Marisa de Moliner

da Milano

La dieta non comincia a colazione, ma alcune ore prima. Dal dormire, che contrariamente al cibo, non va lesinato, perché dormire poco fa ingrassare. È quanto sostengono gli esperti che si sono riuniti ieri a Roma al XV congresso dell'Associazione italiana medicina del sonno indetto dal Policlinico Tor Vergata e dalla Fondazione Santa Lucia. Il monito che, interessa 9 milioni di italiani, non arriverebbe da qualche semplice congettura ma da uno studio del Dipartimento di medicina interna dell'università di Chicago che, pubblicato sull'importante rivista scientifica Public library of science medicine journal, è stato condotto su mille volontari. Mille persone costrette a dormire solo quattro o sei ore per notte. Una restrizione che le ha spinte dopo una settimana a ricompensarla tuffandosi sul cibo.
Ma sottraendo le ore al dormire non si rischia soltanto di passarle davanti al frigorifero, c'è un processo biochimico ben preciso che accade nel nostro organismo. La Leptina, l'ormone della sazietà, cala precipitosamente e aumenta la Grelina, quello che regola la fame. E precisamente dormendo meno di cinque ore il livello di leptina cala di circa il 15% e aumenta della stessa percentuale quello di grelina. Dormendo poco si subisce quindi una spinta a mangiare di più e soprattutto carboidrati. Pane, pasta, biscotti e dolciumi attentano pertanto alla linea degli insonni. Come mai? «Il motivo per cui ci si rimpinza di questi cibi non è stato ancora appurato - risponde Eve Van Cauter, docente di medicina all'università di Chicago - sospettiamo però che, poiché il cervello si alimenta di glucosio, cerchi di compensare con il consumo di carboidrati le carenze dovute al minor numero di ore di sonno». E la conferma di una stretta attinenza tra le ore dedicate al letto e il giro vita arriva da una constatazione: nell'ultimo decennio in Italia l'indice medio di massa corporea è cresciuto di un punto e mezzo, mentre è calato di un paio d'ore (da 8-9 a 6-7) il numero delle ore di sonno.
E che carenza di sonno e chili di troppo siano strettamente legati lo conferma anche un'altra constatazione degli esperti riunitisi ieri a congresso. Dichiara, infatti, il presidente Maria Grazia Marciani, docente ordinario di neurofisiopatologia al Policlinico di Tor Vergata: «Il 50% delle donne e ben l'80% degli uomini obesi accusano disturbi respiratori notturni che compromettono il sonno. E non bisogna illudersi di poter recuperare il sonno perso di notte con pennichelle e pisolini diurni, perché il riposo notturno è quello più importante per garantire un corretto assetto ormonale, che dipende in larga misura dall'alternanza luce-buio e veglia-sonno». E che alterare questi ritmi sia dannoso lo spiega bene Luigi Ferini Strambi, presidente dell'Associazione italiana medicina del sonno. «Si può pregiudicare - precisa - la produzione di diversi ormoni. Non solo la leptina e la grelina, ma anche la melatonina e il cortisolo». «Dormire poco - aggiunge il professore primario al San Raffaele di Milano - influisce sulla regolazione della glicemia favorendo il diabete. Per non contare poi gli effetti deleteri delle notti insonni su umore e capacità lavorativa». A temere queste ripercussioni, oltre al rischio d'aumentare di peso, sono molti nostri connazionali. È stato rilevato infatti che ben un italiano ogni tre soffre di disturbi occasionali del sonno, mentre per il 15% il problema diventa cronico.

Il consiglio è quello che prima di mettersi a dieta è bene farsi visitare da un neurologo.

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