L’ultima telefonata di Sara: «Sono sepolta qui». E muore

nostro inviato a L’Aquila

Telefonata dall'oltretomba. «Sto morendo, sorellina mia. Sento che sto morendo...». Un filo di voce. L’ultimo per Sara, sepolta viva sotto più piani di cemento armato distesi sopra di lei come pagine di pasta sfoglia. Al cellulare, dieci metri più in là, sulla strada di via Gualtieri D’Ocri dove papà e mamma si stringono e piangono, c’è la sorella di Sara che ha ancora un briciolo di lucidità parlando a quel cellulare che l’ha messa in collegamento con la morte. Una telefonata di pochi secondi, quella di Sara, per provare a indirizzare i soccorsi eppoi per dire addio a chi le voleva bene. «Sono intrappolata qua sotto, non riesco a muovermi. Sono vicino al letto», balbetta.. La sorella prova a rassicurarla, la voce va e viene. «Tranquilla, stai tranquilla. Stanno venendo a prenderti, resisti».
Gilfredo Bancarotti, un vigile del fuoco predestinato alla santità, coordina la squadra che s’è portato dietro da Terni. Da ore pesca cristiani in fondo al mare di macerie. Urla ai suoi senza prendere mai fiato: «Statemi a sentire. Le cose stanno così: le indicazioni di massima ci dicono che più piani sopra sono finiti negli scantinati, è crollato l’intero soffitto. Attenti a dove mettiamo i piedi, l’edificio è in bilico, è pericolosissimo. La ragazza (e indica la sorella di Sara, ndr) dice che stava in camera da letto, pressappoco lì, sulla destra...». Finalmente tira un respiro, San Gilfredo. Si comincia dal solaio, a mani nude e coi picconi, pietra dopo pietra. Il telefono tace, dall’altra parte non si sente più nulla. Pezzo dopo pezzo spunta un mobile sfondato. «Ecco dai, ci dicono che quell’armadio apparteneva alla camera di Sara. Ci siamo, risaliamo lentamente alla stanza della ragazza, dai». Nel frattempo lungo la scala adagiata sopra la montagna di calcinacci corre impazzita Betty Bo una cagnetta leggera come l’aria lanciata ad annusare particelle di vita. Betty Bo abbaia, guarda il suo istruttore e abbia di nuovo. Intanto Gilfredo e i suoi uomini continuano a respirare polvere e sudare. «Calma ragazzi, fate vedere questi indumenti...». Sono i suoi, di Sara. È la camera della ragazza. I vigili umbri s’inoltrano a tentoni, poi riescono. Le facce non dicono niente di buono. Gilfredo stavolta sussurra: «È lì, morta, vicino al letto. Forse si era nascosta sotto per evitare i calcinacci, e da lì ha chiamato la sorella quando ha capito che stava morendo».
« Stessa fine – continua – deve aver fatto un’amica segnalata due stanze più in là. Impossibile arrivarci.

E mentre la famiglia di Sarà iniziava a sentire il dolore divorare lo stomaco, Gilfredo correva a concentrare lo sforzo su altre due persone, marito e moglie, che a differenza di Sara mandavano segni di vita. Loro saranno salvati.

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