L’ultimo sogno di Regazzoni diventare commendatore

Lo confidò a un amico: «Pensa, hanno dato il titolo a Reutemann...». Che prese il suo posto in Ferrari

nostro inviato a Parma

Fa freddo. Quasi piove. Giornata perfetta per le cose tristi. Però Clay non è solo. Ci sono ancora Luigi e Pier, fuori dalla camera mortuaria dell’ospedale Maggiore di Parma. È mezza mattina. Prima, di corsa come la vita di Regazzoni, di corsa per non incrociare curiosi, erano passati i familiari, la moglie, i figli, Gian Maria e Alessia. Chi dalla Svizzera, chi da Montecarlo come Maddalena, sua compagna da tanti anni. Luigi e Pier restano lì, al freddo. Luigi fa Cura di cognome, è il segretario del Club Italia, l’associazione di appassionati e possessori di vetture d’epoca a cui apparteneva l’ex ferrarista e da cui si stava recando, venerdì pomeriggio, quando all’altezza dello svincolo per la Cisa è finito contro un tir. Cura, per anni uomo di vertice della Magneti Marelli, anni di corse e F1 vera e crudele, gli anni di Clay, lo conosceva bene il ticinese. Pier fa invece Mercadanti di cognome, è un amico del Club Italia. Entrambi hanno un gran da fare con il cellulare per tenere le fila del gruppo ancora sotto choc: venerdì, erano tutti a Parma ad attendere l’ex campione per una serata di festa. L’hanno invece trascorsa al telefono in cerca di notizie, trasferendosi poi in chiesa a San Giovanni per una messa in suffragio. C’erano l’ingegner Mauro Forghieri, il conte Paolo Marzotto e un altro, famoso, ingegnere: Paolo Dallara, papà di molte monoposto sparse per il mondo che corrono a trecento all’ora. Ieri, quasi a voler esorcizzare il momento, gli amici del Club hanno poi organizzato un pranzo fuori Parma: «Lo vogliamo ricordare anche così». Avrebbe apprezzato. C’era anche suo figlio, Gian Maria.
«Giovedì, Regazzoni era al Motorshow (che ieri l’ha ricordato con un minuto di silenzio e l’applauso dei 20mila presenti al Memorial Bettega, ndr), e alla sera era già a Mantova. Il giorno dopo è andato a Brescia per curare una serie di iniziative legate ai disabili – racconta Luigi - , quindi di nuovo in auto, per venire qui... già, qui». Dalla camera mortuaria esce un medico. «Sì, Clay è dentro, il corpo è a disposizione del magistrato. Attendiamo la decisione riguardo l’autopsia, anche se non è ancora certo che si faccia». La dinamica sembra chiara: Regazzoni ha tamponato il tir davanti e non essendoci feriti di mezzo, se la famiglia lo dovesse chiedere, l’esame potrebbe essere evitato. Due, comunque, le ipotesi accreditate: malore o colpo di sonno. Anche se, ieri sera, si parlava di un suo tentativo di sterzata. Ancora da fissare i funerali (forse giovedì) a Lugano (più probabile) o a Mentone.
«A questo punto possiamo andare» dice Luigi. Sorride. Che c’è da sorridere? «Penso a qualche mese fa, a Clay che mi telefona e mi dice: “Ehi, lo sai che hanno fatto commendatore della Repubblica Carlos Reutemann? Sai che questa cosa mica l’ho capita...”. Gli ho risposto: Carlos ormai è un politico importante, un senatore dell’Argentina, sarà per questi motivi, non farci caso... Però hai ragione: con tutto quello che hai fatto in questi anni per aiutare i portatori di handicap e sensibilizzare l’Italia sui problemi dei disabili, lo meriteresti anche tu... “Eh, sì - ha risposto -, mi farebbe proprio piacere”».


Come dargli torto: in ventisei anni sulla sedia a rotelle si è fatto in quattro, in mille per smuovere il Paese sui temi dell’handicap, e l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, lo scorso 1 gennaio, chi va a fare Commendatore? Il pilota che nel 1977 prese il suo posto sulla Ferrari.

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