Cronache

L’unica avventura di Salgàri? Quando visse a Genova

L’unica avventura di Salgàri? Quando visse a Genova

Il 25 aprile 1911 moriva suicida a 49 anni Emilio Salgàri. In vista delle celebrazioni per il centenario, possiamo ricordare un periodo della sua vita che questo popolare scrittore trascorse a Genova, precisamente a San Pier d'Arena. Salgàri infatti per due anni, dalla fine del 1897 alla fine del 1899, abitò in Casa Rebora 96, probabilmente in via della Coscia, oggi scomparsa dopo la costruzione del nuovo quartiere di San Benigno. Il motivo di questo trasferimento da Torino, dove risiedeva dal 1892, va cercato nelle insistenze del suo editore Donath. Antonio Donath era un ebreo berlinese che a Genova, oltre a fare l'editore, conduceva, sin dal 1886 una nota libreria in via Luccoli e desiderava pertanto avere più vicino e disponibile l'autore di quei libri ricchi del fascino dei nomi esotici e delle avventure in paesi lontani che tanto piacevano ai lettori popolari. E fu un genovese, il noto Pipein Gamba che illustrò in questi anni quindici suoi romanzi in maniera aderente all'immagine dei suoi eroi e delle sue eroine che lo scrittore voleva trasmettere.
Fu a San Pier d'Arena, che nel novembre 1898 nacque il suo secondo figlio, Romero. Nel 2004 il «Gazzettino di San Pier d'Arena» pubblicò l'atto di Battesimo di Romero Paolo Luigi, di Emilio Salgàri e Aida Peruzzi, rintracciato dal sampierdarenese Mino Pasini. Lo battezzò il vice parroco Domenico Olcese, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie il 22 febbraio 1899, tre mesi dopo la nascita. Romero fu destinato ad una breve gloria bellica, nei «Lupi di Toscana» durante la Grande Guerra, e ad una tragica fine, suicida come il padre, a soli 33 anni. E a San Pier d'Arena Salgàri coltivò forse le due sole vere amicizie: quella con Emilio Firpo, all'epoca poco più che un ragazzo e che divenne un celebre musicista, e Luigi Motta, letterato, veronese come lui, che diventerà uno tra i più risoluti continuatori ed estimatori di Salgàri. Ma a San Pier d'Arena si consumerà anche il tragico evento di una mareggiata, forse l'unica «avventura» marina da lui realmente vissuta: la violenza del mare investì la sua abitazione posta a pianterreno, distruggendo e portando via la sua preziosa raccolta di libri ed enciclopedie, indispensabili strumenti per chi, come lui, narrava vicende di mare e di paesi lontani avendo viaggiato una sola volta per mare, da ragazzo, su una barca di pescatori lungo l'Adriatico.
Gli anni genovesi di Salgàri sembrano comunque felici ed appaganti, tuttavia il suo animo inquieto e pellegrino sente il desiderio di tornare a Torino, città dalla quale, tuttavia, resterà sempre slegato, vivendo continuamente in maniera tormentata pur seguitando a produrre i suoi romanzi e continuando a lavorare, prima sempre con l'editore genovese Donath, poi dal 1907 con Bemporad.
Il successo, specialmente tra i ragazzi, continua, diversi titoli raggiungono le 100.000 copie, ma la critica ignora la sua produzione e gli editori poco gli riconoscono dal punto di vista economico, per i suoi lavori. Il collasso nervoso e il ricovero al manicomio della moglie sono il colpo di grazia per un Sàlgari stremato. Dopo aver scritto tre lettere, ai figli, agli editori, ai direttori dei giornali torinesi si toglie la vita il 25 aprile 1911.
Ma sul legame genovese di Salgàri resterebbe ancora qualcosa da dire: una curiosità legata più ad un suo personaggio che al Salgàri stesso. È infatti documentato in un censimento della parrocchia di Bogliasco, che nel 1898 viveva nella cittadina Lady Brooke di Sarawack moglie di Charles Brooke Rajah di Sarawack nel Borneo, nipote a sua volta del più celebre James Brooke, il nemico di Sandokan e sterminatore di quei pirati della Malesia asserragliati nell'isola di Mompracem, nel capolavoro salgariano «I pirati della Malesia». Ora, se Mompracem e Sandokan sono frutto della fantasia dell'autore, non così si può dire di James Brooke (1803-1868), che in realtà debellò la pirateria nei mari del Borneo e che al nipote Charles assegnò il titolo di Rajah Muda lasciandogli alla sua morte le redini del potere. La moglie di Charles, Margherita, viveva pertanto a Bogliasco quando Salgàri viveva a Sampierdarena. L'anno successivo, addirittura, ella risulta essere presente con i tre figli Harry, Charles Wyner e Bertram.

Una coincidenza senz'altro, ma decisamente curiosa.

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