Paola Setti
Sandro Repetto il presidente della Provincia la butta lì, commentando le primarie: «La fiducia che ci è stata data non va tradita imponendo ulteriori scelte dallalto, magari dettate da erronei schematismi generazionali o partitici. Pensiamo invece a questo strumento di scelta democratica anche per i futuri impegni elettorali». E poiché fra i «futuri impegni elettorali» spiccano con una certa evidenza le elezioni amministrative, la traduzione è fin troppo chiara. Punto primo: chi ha detto che il sindaco debba per forza farlo un esponente dei Ds? E poi basta con questa storia che si debba affidare il Comune a un giovane, magari un quarantenne. Lidentikit porta a lui, Repetto, che non appartiene ai Ds ma alla Margherita e che i 40 li ha superati da un pezzo. Non che sia una novità, lautocandidatura a palazzo Tursi da parte del numero uno di palazzo Spinola e il punto infatti è un altro, tutto politico, tutto incentrato sui rapporti sempre più difficoltosi fra i due maggiori azionisti del centrosinistra, i Ds a spadroneggiare, la Margherita a sgomitare.
Non a caso, Repetto scandisce di volere le primarie, il candidato sindaco lo scelgano i cittadini e non le segreterie di partito. Tanto più che già per il post-Pericu circola con fin troppa insistenza il nome di Mario Margini, ex segretario regionale dei Ds, attuale superassessore della giunta comunale. E tanto più che aleggia lipotesi di anticipare le amministrative del 2007, accorpandole con le politiche del 2006.
Per dare una dimensione alla crisi basta leggere «Il Lavoro - Repubblica», quotidiano molto apprezzato dai Ds. Sulledizione di ieri cera, guarda caso, Repetto, che ne diceva di tutti i colori al caporedattore, Franco Manzitti. Era stato questultimo a dare il via al carteggio, invero poco edificante per lUnione, definendo la Margherita «un gruppo politico capace solo di partecipare alla spartizione del potere, magari tirando qualche spintone, piantando qualche grana, esercitando qualche resistenza e soprattutto dividendosi al proprio interno». Indegne, quelle fazioni, persino di richiamarsi alle correnti della vecchia, a confronto nobile Dc, secondo Manzitti, il quale taccia come «bande» le diverse parti della Margherita, subito prima di scagliarsi sulle «estemporanee intemerate» di Repetto, sullessere «sprofondato nel suo ruolo istituzionale» del vicepresidente della Regione Massimiliano Costa, sul generale immobilismo del «margheriti». Apriti cielo.
Prima gli ha risposto Romolo Benvenuto, che però ha mantenuto toni adeguati a chi, come lui, cerca un ingresso in Parlamento: «Ci lasci lavorare e vedrà». Repetto invece ha sfoderato quella brutalità che così poco si addice al suo aspetto pacato e che di solito solo il centrodestra riesce a destargli: prima lattacco personale allurlo di Manzitti mi attacca solo perché non faccio parte «del suo universo di simpatie e di amicizie giovanili».
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