L’Unione mantiene le promesse: ecco la stangata

Il viceministro dell’Economia però ammette: «Le entrate vanno bene. L’evasione? Nessuna campagna di Russia»

Gian Maria De Francesco

da Roma

«Abbiamo riscontrato una convergenza sulla necessità di riprendere il metodo della concertazione. L’obiettivo comune è ridare competitività al Paese e, per quanto ci riguarda, la competitività si sposa con le tutele del lavoro. È una sintesi possibile». Il ministro del Lavoro, il diessino Cesare Damiano, si è concesso un po’ di ottimismo al termine del primo incontro con il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, svoltosi ieri a Roma.
Due ore nel corso delle quali sono stati affrontati un po’ tutti i temi dell’agenda comune sul lavoro: occupazione, flessibilità, precarietà e sistema delle pensioni. Una prima presa di contatto «con l’obiettivo comune di restituire competitività al Paese», ha chiosato Montezemolo. Si tratta di argomenti che saranno affrontati anche domani nell’intervento all’assemblea pubblica di Confindustria che segnerà una sorta di giro di boa del suo mandato. Da una parte perché darà il via all’ultima fase del quadriennio presidenziale dall’altra perché a Palazzo Chigi non c’è più Silvio Berlusconi ma Romano Prodi.
L’asse portante dell’allocuzione montezemoliana è stata già fissata al convegno di Vicenza ed è costituita dai 5 punti per il rilancio del Paese: taglio del cuneo fiscale, riduzione del 20% dei prezzi energetici, attenzione all’istruzione e alla ricerca, completamento della legge Biagi e liberalizzazioni dei mercati. Duplice la convergenza con il nuovo esecutivo: la riduzione degli oneri sul lavoro e il ricorso al metodo della concertazione tra le parti sociali auspicato da Montezemolo già due anni orsono nel suo discorso di insediamento. C’è poi la necessità di «agganciare la ripresa» internazionale come il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, ha ripetuto ieri.
Ma dopo Vicenza Confindustria non è più la stessa. I piccoli e medi imprenditori del profondo Nord hanno fatto sentire la loro voce sottolineando che le loro istanze sono meglio rappresentate da Silvio Berlusconi che da Romano Prodi. Di qui la ricucitura tra le due anime che Montezemolo ha operato attraverso la recente difesa della legge Biagi e l’assidua precisazione che «l’alternanza politica non può essere un ribaltone istituzionalizzato». Una sorta di tregua armata che si poggia su un fragile equilibrio. Nell’assemblea privata di oggi pomeriggio e nella successiva riunione della giunta (convocata per l’elezione del nuovo direttivo) i due schieramenti si fronteggeranno nuovamente. E, secondo quanto si apprende, le prime esternazioni dei nuovi ministri sono state molto sgradite alla base confindustriale.

Le minacce di nuove patrimoniali, di cancellazione della Biagi e di abrogazione della delega ambientale hanno spaventato molti imprenditori settentrionali già scarsamente rappresentati all’interno del nuovo esecutivo. Scendere a patti con Prodi non sarà un’impresa facile. Damiano ieri ha dovuto attendere Montezemolo per qualche minuto. Forse si è trattato di un primo segnale?

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