L’Unione si fa un regalo: in arrivo il voto agli immigrati

Il ministro Ferrero presenta la legge che porterà alle urne, nelle amministrative, un milione e mezzo di stranieri residenti in Italia. La Cgil fa proseliti: un iscritto su 5 extracomunitario. Intanto l'ex imam di Carmagnola fonda un partito islamico in Senegal

L’Unione si fa un regalo: 
in arrivo il voto agli immigrati

Roma - Alla fine degli anni Novanta erano quasi 500mila. Oggi, secondo stime Caritas, superano il milione e mezzo di persone. Sono gli immigrati che in base alla nuova legge sull’immigrazione che verrà presentata probabilmente domani in consiglio dei ministri potranno votare alle elezioni amministrative, o essere eletti nei Comuni. Un milione e mezzo di potenziali elettori in più. Ma anche di persone che possono partecipare ai concorsi pubblici.

Sono alcune delle rivoluzioni previste dalla proposta di legge che presenterà in cdm il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, dopo aver concordato il testo con Viminale, associazioni e sindacati, anche se la seconda novità, quella sulla partecipazione ai concorsi, sarebbe ancora in discussione. Ferrero ha annunciato ieri che tutto è a posto e che la legge sull’immigrazione potrebbe essere votata a palazzo Chigi già domani (la data di arrivo in consiglio dei ministri slitta da mesi). In realtà ci sono problemi di copertura finanziaria, ma anche confronti in corso con alcuni colleghi. Alcune «rivoluzioni» non sono accettate da tutti, e tra queste qualche beneficio sociale: la partecipazione ai concorsi, come detto, ma anche l’equiparazione del titolo di studio e l’indennità di accompagnamento per gli immigrati anziani.

L’impianto della legge vuole sancire nuovi diritti per gli immigrati, primo fra la possibilità di votare ed essere votati nelle consultazioni comunali. La condizione sarà il possesso della carta di soggiorno, che viene consegnata a chi risiede nel nostro Paese da almeno cinque anni e ne fa richiesta: i cosiddetti «lungoresidenti».
Ma a parte la novità del voto alle Amministrative, la legge Ferrero-Amato si porrà come testo di rottura rispetto alla legge sull’immigrazione Bossi-Fini varata dal centrodestra. Sparisce il concetto di reato per chi entra illegalmente in Italia. Viene reintrodotta la figura dello «sponsor», ossia del datore di lavoro che «chiama» un immigrato, e si parla di «superamento» dei cpt, i centri di accoglienza temporanea già previsti dalla legge Turco Napolitano del centrosinistra, precedente la Bossi-Fini.

Lo sponsor, introdotto dalla Turco-Napolitano e poi cancellato dalla Bossi-Fini, prevede che un’azienda, o un singolo, si facciano garanti economicamente dell’ingresso di un immigrato. Ma nella legge Ferrero si parla anche di «autosponsor»: è lo stesso immigrato che può garantire per se stesso ed entrare in Italia senza essere «chiamato», a patto di dimostrare di possedere un reddito adeguato «al periodo di permanenza». La nuova legge vuole ridurre l’irregolarità, anche attraverso corsi di formazione nei Paesi di origine e nuovi accordi bilaterali. Si prevede anche una particolare tutela per i minorenni stranieri e la possibilità di riscattarsi se delinquono: possono ottenere un «permesso di protezione sociale» dopo aver commesso un reato, ma a patto che concludano «positivamente un percorso riabilitativo».

Ferrero ha annunciato ieri che il testo di riforma verrà discusso a palazzo Chigi «al 90 per cento» domani. Seguirà in ogni caso un prevedibile, lungo dibattito in Parlamento. Già prima del sì del consiglio dei ministri, arrivano infatti le critiche dell’opposizione. Per il vicepresidente della commissione europea Franco Frattini, la novità dell’autosponsor «non dà nessuna garanzia - ha chiarito al sito Stranierinitalia - di non essere preda di un traffico di manodopera illegale». Secondo la relazione semestrale del Sismi, il problema dell’irregolarità sarebbe legato proprio a quegli stranieri che rimangono in Italia dopo la scadenza del permesso di soggiorno: solo il 36 per cento dei clandestini, infatti, è arrivato in Italia valicando illegalmente le frontiere.

Il 64 per cento è costituito da persone che prolungano la loro permanenza «oltre il limite». Per questo, sottolineano i servizi, è necessario «poter seguire in modo migliore di quanto si faccia ora gli ingressi regolari».

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