nostro inviato a St. Paul
In fuga da New Orleans, con ogni mezzo. Autobus e treni presi dassalto e sulle autostrade uninterminabile colonna di automobili. Il sindaco ha deciso levacuazione obbligatoria. «Questa è la madre di tutte le tempeste», ha dichiarato in un drammatico appello televisivo e questa volta nessuno si sogna di disobbedire. Non tanto perché chi resta rischia l'arresto immediato. Proprio tre anni fa l'uragano Katrina sommerse la città. Nessuno ha dimenticato. E Gustav rischia di essere ancor più devastante. Con il passare delle ore prende vigore. Forza 3, forza 4, quando, probabilmente oggi, raggiungerà le coste del Mississippi potrebbe arrivare a forza 5, il livello massimo. Colpirà New Orleans in pieno o di striscio? È la grande incognita a cui i meteorologi ieri non sapevano dare risposta. È già stata colpita, simbolicamente, anche Minneapolis-St. Paul, dove oggi avrebbe dovuto iniziare la convention repubblicana. Il partito ha deciso di «sospendere gran parte delle attività» previste allapertura. Ad annunciarlo è stato lo stesso in una conferenza stampa. In ogni caso non ci sarà il presidente George W. Bush, che proprio stasera avrebbe dovuto parlare ai delegati in diretta tv. Ma questa, in termini elettorali, non è una cattiva notizia. Considerata l'impopolarità del capo della Casa Bianca, meno si fa vedere con lui, meglio è; tanto più in circostanze come queste. Katrina evoca non solo una grande tragedia, ma anche l'incredibile, imbarazzante inefficienza dell'Amministrazione nell'organizzare i soccorsi.
Oggi McCain deve assolutamente evitare che il suo nome venga associato a quello di Bush. E allora meglio che il presidente resti a Washington con il vice di Dick Cheney. Il senatore dell'Arizona ieri, invece, è volato in Mississipi con Sarah Palin per rendersi conto di persona, per partecipare al dramma umano degli abitanti di New Orleans. Una mossa brillante a cui ne seguiranno altre. Lo scopo: trasformare una sfortunata coincidenza in una straordinaria opportunità. Mettiamoci nei panni degli strateghi repubblicani. Per cinque giorni la convention democratica ha ipnotizzato l'America e si è conclusa con il discorso di Obama, che ha ottenuto un'audience televisiva stratosferica, più alta della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici. I quattro giorni di Minneapolis dovrebbero servire soprattutto per riequilibrare, in termini mediatici, quelli di Denver. Ma l'uragano Gustav rischia di relegare il congresso in secondo piano.
E allora ecco l'idea: cambiare lo scopo della convention. Non più grande, aggressiva, entusiastica festa politica, ma occasione per testimoniare, concretamente, lo spirito compassionevole dei conservatori. Come? Organizzando una grande maratona televisiva, stile Telethon, per raccogliere fondi a vantaggio della Croce Rossa americana e di altre organizzazioni umanitarie. Mostrare il grande cuore dei repubblicani e, ovviamente, dei loro ricchi sostenitori che metterebbero mano generosamente al portafoglio. L'opzione estrema è che McCain non venga nemmeno a Minneapolis.
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