Laburisti in picchiata: neanche un inglese su tre è ormai disposto a votarli

È il peggior sondaggio degli ultimi vent’anni. E il partito reclama ora la testa di Blair

Erica Orsini

da Londra

Giù, sempre più giù. Il partito laburista britannico scende ormai in picchiata lungo la china della popolarità. Il suo indice di gradimento, interno ed esterno, appare infatti sempre più basso come il quotidiano Guardian, autorevole voce del riformismo inglese, sta evidenziando in questi ultimi mesi attraverso alcuni sondaggi. L’ultimo, a cura dell’istituto Icm, è stato effettuato tra il 16 e il 18 giugno su un campione di un migliaio di persone e ha fatto nuovamente registrare una differenza di 5 punti percentuali (32 per cento) rispetto al consenso ottenuto dai conservatori (37 per cento). È la seconda volta nel giro di tre mesi che i laburisti volano così basso: è l’indice più negativo degli ultimi vent’anni. L’Icm aveva interrogato gli elettori per conto del Guardian già in maggio e la risposta era stata la stessa, 2 punti in meno rispetto alle ultime indagini. Così male il partito di Tony Blair era andato soltanto nel 1987, tre giorni prima che il partito perdesse le elezioni politiche. E riguadagnare quei 5 punti che lo separano dai Conservatori sarà un’impresa sempre più ardua per un Labour che continua a vacillare sotto il peso di scandali pubblici e privati. Tanto più che nel suo calo di simpatia gioca un ruolo fondamentale proprio il suo leader, un premier ora in netta difficoltà che tenta di riconquistare i propri elettori promettendo riforme nella lotta alla criminalità difficili da attuare e che non riesce a farsi perdonare il conflitto iracheno. Neppure dai suoi, i quali - sempre secondo un sondaggio YouGo del Guardian pubblicato il 17 giugno scorso - ritengono ormai assolutamente necessario che Blair lasci il posto a qualcun altro prima del settembre del 2007. E se il 71 per cento dei laburisti pensa che il premier debba andarsene entro il prossimo anno, l’altro 29 per cento vorrebbe le sue dimissioni praticamente subito, entro settembre.
Se Tony il tenace non dovesse poi ascoltare il suggerimento, è ormai opinione abbastanza diffusa che la vittoria alle prossime elezioni politiche il partito se la può scordare. L’ha detto chiaramente in pubblico Michael Wills, ex ministro degli Interni laburista, nonché consulente tra i più vicini a Gordon Brown.

«Il partito - ha dichiarato Wills pochi giorni fa - deve riguadagnarsi la fiducia della gente altrimenti perderemo le prossime elezioni e rimarremo all’opposizione per i quindici anni successivi». David Cameron, leader rampante del nuovo partito conservatore, ha di che gongolare.

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