Le lacrime di Murray che scampò a una strage

Lo scozzese battuto da Nalbandian davanti a Sean Connery. Avanti la Pennetta, cade Serena Williams

Marco Lombardo

Il 13 marzo del 1996 Andrew Murray era a scuola e qualcuno lì a Dunblane, in Scozia, gli salvò la vita. Quel giorno Andrew Murray aveva ancora 9 anni e un quaderno sotto braccio quando qualcuno lo spinse nella stanza del preside mentre un pazzo - «un boyscout», diranno poi le cronache - nella palestra vicina teneva in ostaggio i suoi compagni. Da allora, da quel giorno, Dunblane è sinonimo di tragedia: sedici bambini di cinque anni uccisi in quella palestra, mentre fuori dalla scuola restava solo lo strazio delle madri. Tra loro c’era Judy, la mamma di Andrew, l’ex bambino prodigio che oggi ricorda a malapena: «Già ricordo la spinta e ricordo la gente che piangeva. Poi, qualche anno dopo mi resi conto davvero di quello che era successo: c’erano famiglie senza più bambini, c’era e c’è ancora un paesino di provincia che non si è più ripreso». Nove anni dopo, ieri, Andrew era a Wimbledon sul campo centrale e Judy sulle tribune a fianco di Sean Connery per tifare il nuovo braveheart del circuito mondiale. Perché Andy Murray, il reduce di Dunblane, oggi è un quasi campione, il futuro del tennis britannico che sembra ormai orfano di Henman. Un futuro ormai presente, visto che Murray ha rischiato di battere l’argentino Nalbandian e di entrare negli ottavi del torneo di casa. Era avanti di due set, ha perso al quinto in lacrime. Davanti a Sean Connery. Ma ci riproverà: «Voglio dare ai cittadini di Dunblane un motivo per essere felici».
Andrew ce l’ha messa tutta, già con una carriera da juniores d’assalto e una scintilla scoccata quando a 15 anni Rafael Nadal gli disse: «Perché non provi ad allenarti a Barcellona da Casal e Sanchez?». Detto e fatto: lì in Spagna Murray ha costruito il suo tennis, ha trovato una fidanzata e ha conosciuto anche Flavia Pennetta, la nostra eroina di Wimbledon, l’italiana che ormai parla con accento spagnolo dopo essersi fidanzata con Carlos Moya e che ieri - affidatasi alla stessa accademia di Murray - è approdata nelle migliori sedici del tabellone femminile. Flavia, da Brindisi a Barcellona con amore, ha sconfitto in due set la greca Danilidou e ora porta il nostro tennis nella seconda settimana di Wimbledon per affrontare Mary Pierce: «Non credevo di poter giocare così bene sull’erba.

Sono contentissima: è il coronamento di un lungo lavoro». Ci proverà, contro la Pierce e poi magari contro Venus Williams perché Serena non c’è già più: eliminata dalla belga Craybas (6-3, 7-6). È andata fuori al tramonto, probabilmente il suo.

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