Firenze - E' difficile ripartire, fare finta di avere una vita normale dopo una tragedia che ti sconvolge dentro, soprattutto se pensi che un'altra persona non c'è più per una ragione che, in qualche misura, dipende da te. L'agente di polizia Luigi Spaccarotella, l'uomo che sparò quel colpo di pistola che l'anno scorso uccise Gabriele Sandri in un'area di servizio nei pressi di Arezzo, prova a ripartire chiedendo perdono ai familiari di Gabriele: "Chiedo perdono. Ma non trovo le parole. Ho ucciso il loro figlio: dire che mi dispiace, che non volevo, non può essere sufficiente. Vorrei incontrarli, anche se so che non sarebbe facile".
Quel maledetto 11 novembre Per la prima volta l’agente di polizia Luigi Spaccarotella, accusato dell’omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri, parla della vicenda. "Quel maledetto 11 novembre - racconta - è morta anche una parte di me. Pochi giorni dopo chiesi al vescovo di Arezzo di far arrivare ai Sandri il mio cordoglio. Lui si mise in contatto con persone vicine alla famiglia di Gabriele ma, non so perchè, gli fu risposto che i tempi non erano maturi".
Un colpo accidentale Spaccarotella ripercorre ancora una volta i fatti: "Correvo - racconta - il colpo è partito accidentalmente, poi è stato deviato. Non ho mirato all’auto: come si può pensare che abbia voluto uccidere qualcuno? Voglio pagare per quel che ho fatto, ma pensare che sia stato un omicidio volontario è troppo". "Rimettermi la divisa, quando sono tornato al lavoro, non è stato facile - aggiunge - non ho più voluto impugnare una pistola, nè salire su un’auto della polizia".
La famiglia: "E' troppo tardi" "Il perdono? È tardi. La richiesta arriva con una tempistica processuale ineccepibile, che fa sorgere qualche perplessità. Non suona come vera". È il commento di Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, alla richiesta di perdono avanzata da Luigi Spaccarotella. "Incontrarlo? - risponde Cristiano -. Non lo so, non ne abbiamo mai parlato. Ma sarebbe difficile. In dieci mesi non l’abbiamo mai sentito. Né direttamente né attraverso altre persone abbiamo mai ricevuto suoi messaggi. Un conto sarebbe stato incontrarlo subito, ma che la sua richiesta e le scuse arrivino a processo iniziato appare fuori luogo".
"È una mossa un po' tardiva - aggiunge l’avvocato dalla famiglia Sandri, Michele Monaco - E poi, dicendo che il colpo è partito accidentalmente, Spaccarotella nega l’evidenza. Ci sono prove, testimoni, che dimostrano il contrario".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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