Federico Guiglia
La discussione è diventata così surreale, da meritarsi la caotica battuta: nellUnione non cè più religione. Discutono quelli che esortano a rivedere il Concordato e quanti invece ammoniscono a non toccare niente. Con tutto linevitabile corollario dei dilemmi di sempre: crocifisso nelle scuole e negli uffici pubblici? Ora di religione negli istituti statali? Otto per mille a favore del cattolicesimo nella dichiarazione dei redditi? Nonostante gli elogi universali che hanno innalzato agli onori delle coccole lattuale Papa e il suo amato predecessore, malgrado il ruolo internazionale da tutti riconosciuto alla Chiesa di Roma perfino nelle difficili relazioni con lIslam, brucia come non accadeva da tempo la polemica politica (e giornalistica) sullunico confine per alcuni non ancora chiaro: quello dei rapporti fra Stato italiano e Vaticano. A Cesare quel che è di Cesare, si sapeva. Ma i contestatori non capirebbero più cosè delluno e cosa dellAltro. E così sinvoca il principio egualitario, cioè che la Repubblica italiana tratti tutte le fedi allo stesso modo. Altrimenti, che laicismo sarebbe?
Alla nuova, ancorché vecchiotta, battaglia della libertà, delluguaglianza e della fratellanza si sono aggiunti i rivoluzionari dello Sdi, i quali pur sarebbero co-eredi di una tradizione socialista che con Bettino Craxi aveva portato allaggiornamento - il contrario di abolizione - dei Patti Lateranensi. E successe una ventina danni fa, non allepoca bersagliera di Porta Pia.
Il fuoco alle polveri è legittimo e in certi casi sarebbe curioso il contrario: si pensi alla lunga e coerente protesta dei radicali in materia. Ma ai criticoni forse andrebbe dato un consiglio prima dinfiammarsi, quello di rileggersi la laica Costituzione della Repubblica. Perché se lo facessero, scoprirebbero, per cominciare, che la Chiesa cattolica è lunico alleato di diritto internazionale nominato nella Carta dItalia, come ha ricordato lAvvocatura dello Stato davanti alla Corte Costituzionale nel corso di una delle ultime dispute «laico-clericali». Lunico: neppure lUnione Europea, di cui facciamo parte e sventoliamo moneta e bandiera a ogni piè sospinto, figura nella Costituzione della nostra Repubblica. Invece la Chiesa di Roma sì, e figura non in fondo ma in cima, al noto articolo sette: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimenti di revisione costituzionale». Il che significa anche unaltra e rilevante cosa: senza lintesa con «laltra parte», per cambiare gli accordi bisogna scomodare addirittura una legge costituzionale. Quasi a voler rimarcare che quel rapporto, «indipendente e sovrano» per ciascuno fra Stato e Chiesa, è alle radici legislative della Repubblica, e non soltanto rispecchia la storia bi-millenaria del Continente.
Ciò non toglie - come potrebbe? - che «tutte le confessioni religiose sono egulamente libere davanti alla legge», e che «le confessioni diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con lordinamento giuridico italiano», secondo le parole del successivo articolo 8. Ma non cè bisogno di interpellare i giuristi per comprendere la diversità che lItalia ha liberamente accordato alla Chiesa cattolica. E pertanto il laico autentico, colui che ha una fede sola - la legge della «sua» Repubblica - una sola scelta può richiedere per mettere fine al «privilegio» che tanto lo disturba: cambiare la Costituzione.
f.guiglia@tiscali.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.