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Laicità: la lettera

Laicità: la lettera

«A Cesare e a Dio». Scegliere un titolo così per un seminario dove si parla di cultura politica potrà sembrare avventato per i teorici della separazione del potere temporale da quello spirituale, ma se l’incontro si svolge a Norcia, se il maestro di cerimonie è il presidente del Senato Marcello Pera e se Papa Benedetto XVI decide di far sentire la sua voce per ricordare a Cesare e testimoniare a Dio, allora la cosa si fa interessante.
Se Papa Ratzinger scrive una lettera di tre pagine a un gruppo di intellettuali e politici che si appresta oggi a discutere del rapporto tra laici e cattolici, religione e politica, allora quel messaggio va letto con estrema attenzione.
La Fondazione Magna Carta (il presidente onorario è Marcello Pera) e la Fondazione per la sussidiarietà (il presidente è Giorgio Vittadini) hanno dato l’occasione al Pontefice per tornare a parlare pubblicamente sul tema della laicità e se il Papa, ancora una volta, sente il bisogno di intervenire, è chiaro che la Chiesa non ha nessuna intenzione di ascoltare gli interessati consigli di chi la vorrebbe silente e obbediente, dentro i confini Vaticani, ma fuori da quelli della società civile.
«A Cesare e a Dio» è un seminario che si apre oggi a Norcia. Non a caso lo scenario è quello della città di San Benedetto, patrono di un’Europa oggi senza radici cristiane nella sua costituzione. Non a caso i temi sono quelli dell’identità, della presenza della religione nella politica, del rapporto tra laici e cattolici. L’anno scorso la fondazione animata dal presidente del Senato affrontò in un primo convegno il tema della libertà, della laicità e del cristianesimo. Quella fu una discussione solo tra laici e vi emersero due linee di pensiero: una era quella di chi pensava che un accordo tra laici e cattolici fosse necessario, ma mantenendo ferme le differenze culturali e politiche, sostanzialmente la riproposizione del patto siglato durante la Guerra Fredda, in nome dell’anticomunismo. L’altra linea era quella di chi voleva (e vuole) che la differenza tra laici e cattolici si annullasse e che per questo svanissero le rivincite laiciste e i vagheggiamenti o le nostalgie per la formazione di un nuovo partito di riferimento per i cattolici.
La Storia ha cambiato lo scenario, il comunismo non è più il nemico numero uno e le sfide del XXI secolo sono ancora tutte da affrontare: biotecnologie, nuovo ordine mondiale, Islam, terrorismo, immigrazione, religione e sua rilevanza pubblica sono i temi dell’agenda politica globale e, ovviamente, della «diplomazia» che da duemila anni è un global player, quella dello Stato più piccolo del mondo, uno Stato senza confini: il Vaticano.
La lettera del Papa, per gli organizzatori del seminario, è stata una felice sorpresa. Il contenuto è gelosamente custodito nelle mani del Presidente Pera, ma c’è chi è pronto a scommettere che il messaggio di Benedetto XVI sarà una continuazione della sua riflessione sulla laicità e la religione. Per almeno due motivi: l’incontro si svolge a Norcia, città altamente simbolica, il luogo da dove San Benedetto partì per la «ricristianizzazione dell’Europa». L’altro perché quel titolo, «A Cesare e a Dio», allude chiaramente a quell’azione delle «minoranze creative», provenienti da culture diverse, a cui il cardinale Ratzinger prestava già attenzione nei suoi ultimi interventi, prima di diventare Papa. «Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia, che in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce. Ritornò e fondò Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto, come Abramo, diventò padre di molti popoli», furono le parole pronunciate a Subiaco dal cardinale Joseph Ratzinger ventiquattr’ore prima della morte di Giovanni Paolo II.
Il messaggio del Papa sulla laicità sarà letto da Marcello Pera prima dei due interventi di apertura del seminario (il primo del Presidente del Senato su «democrazia e persona», il secondo di Giorgio Vittadini su «desiderio, libertà e sussidiarietà») e sarà interessante leggere le reazioni, tra gli altri, di Giancarlo Cesana, Roberto Formigoni, Giorgio Israel, Alfredo Mantovano, Gaetano Quagliariello, Salvatore Rebecchini, Fabio Roversi Monaco, Raffaello Vignali, Ernesto Galli Della Loggia. Politici, professori, persone impegnate nel terzo settore.

Nessuno di loro oggi ha intenzione di trasformare l’iniziativa in movimento politico, ma c’è da scommettere che la stampa «laica e progressista» neanche stavolta resisterà alla tentazione di dipingere l’incontro con l’etichetta caricaturale dei «teocon», sarà però più arduo fare dell’ironia sulle tre pagine scritte dal Papa.

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