Fra quanti lo conobbero bene, cè chi parla di lui come un padre burbero, con un cattivo carattere ma giusto, uno che ai giovani dava sempre del Lei, e il tu solo a chi se lo meritava. Ma cè anche chi lo ricorda come una persona molto divertente, con il gusto della battuta e dello scherzo, incline alla goliardia, uno che da giovane era capace di entrare da «Viscardi», storica ed elegantissima sala da the di Bologna, ordinare un bicchiere di vino e poi tirar fuori di tasca pane e salame, facendo merenda al bancone tra lo stupore, e limbarazzo, degli esclusivi clienti. Un anedotto? Un fatto? Una opinione?
Passato alla storia come colui che predicò la separazione dei fatti dalle opinioni, Lamberto Sechi scrisse un buon pezzo del giornalismo italiano. Che visse, interpretò, cambiò e soprattutto insegnò a folti mazzi di penne italiche, destinate a lasciare profonde tracce nel mestiere.
Lamberto Sechi è morto ieri. Aveva 89 anni, una sessantina dei quali passati nelle redazioni dei giornali. Prima furono le testate locali della sua zona - era di Parma - dallArchitrave al Giornale dellEmilia, poi il settimanale Cronache dove divenne caporedattore, quindi la Settimana Incom di cui fu direttore, dopo il mensile femminile Arianna che fondò nel 1957. Il passo successivo fu Oggi, e quello ulteriore, a suo modo definitivo, Panorama, che nel 1965 ereditò da Nantas Salvalaggio e che riscrisse da cima a fondo, sul modello di Time, di Newsweek ma anche dellExpress. Da mensile lo trasformò in settimanale, da lenzuolo a tabloid e da foglio per pochi a rivista per tutti. Spiegò ai suoi giornalisti un modo diverso di scrivere, e ai suoi lettori un modo nuovo di leggere. Nacque allora il «panoramese», un genere giornalistico che non prevedeva il racconto in prima persona, imponeva articoli non firmati ma chiusi da un pallino nero, dove le notizie leggere erano trattate alla stessa stregua di quelle «pesanti» e la cronaca rosa degna della medesima considerazione di un commento politico (ecco da dove il suo allievo Paolo Mieli tirò fuori lidea del mielismo), dove la scrittura era spigliata e curatissima, dove cera persino spazio per nudi femminili. E dove le notizie, appunto, dovevano essere separare dalle opinioni. Le quali marcavano però una linea editoriale molto precisa. Di sinistra. Detta anche «liberal-progressista e laica». E in pochi anni Panorama diventò il primo settimanale italiano e Sechi un padre del giornalismo moderno.
Arrivati ai vertici, non si può che scendere. Lasciato Panorama nel 79, Sechi divenne direttore de La Nuova Venezia, poi per due volte del settimanale LEuropeo e infine direttore editoriale dei periodici Rizzoli. Abbandonò tutto nel 1995.
Su di lui si racconteranno molti fatti, si daranno molte opinioni, si ricorderanno molte frasi. La sua preferita, terribile se detta da un giornalista a dei giornalisti, era questa: Le moi est haissable. «Lio è insopportabile».
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