Lampedusa - Sembravano fantasmi, come ha
raccontato uno degli operatori in servizio nel Centro di
accoglienza. Cinque eritrei, tra cui una donna e due ragazzi
minorenni che a fatica hanno ricostruito la loro odissea: "Siamo partiti oltre venti giorni fa dalla Libia, eravamo in
78. Noi siamo gli unici sopravvissuti. I nostri compagni
morivano e noi gettavamo in mare i loro cadaveri".
Venti giorni di traversata "Durante la traversata - ha raccontato Habeton,
17 anni, uno dei superstiti - abbiamo incrociato almeno dieci
imbarcazioni, alle quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Solo
qualche giorno fa un pescatore ci ha offerto acqua e cibo".
L’imbarcazione è stata intercettata al confine con le acque
territoriali, in seguito a una segnalazione delle autorità
maltesi a quelle italiane impegnate nell’operazione Frontex.
In corso le ricerche Mezzi del comando aeronavale della
Guardia di Finanza sono impegnati da questa mattina nelle
ricerche delle vittime dell’ultimo naufragio che sarebbe
avvenuto nel Canale di Sicilia.
Nelle ricerche, che si estendono in un’ampia zona di mare da
Lampedusa fino alle acque di competenza maltese per quanto
riguarda le operazioni Sar (ricerca e soccorso ndr), sono
impegnati due pattugliatori d’altura, uno del Gruppo aeronavale
di Taranto l’altro di Messina, e un elicottero AB412 sempre di
stanza a Taranto.
Gasparri: "La responsabilità è degli scafisti" "Bisogna verificare cause e colpe
del tragico viaggio dei clandestini eritrei. E soprattutto vanno
combattute senza tregua le organizzazioni criminali che preparano i
lunghi viaggi della morte, esponendo i clandestini ad un destino
tragico. In queste ore le dimensioni di questo dramma stanno purtroppo
dolorosamente aumentando ed è giusto che le autorità competenti
accertino i fatti ed individuino i responsabili di questi viaggi della
disperazione". È quanto afferma il presidente dei senatori del Pdl,
Maurizio Gasparri. "Il nostro governo -sottolinea- non è certamente rimasto
indifferente. Difendiamo comunque la nostra politica nei confronti
degli immigrati, che è fatta di accoglienza e che ci vede con spirito
umanitario dare sempre soccorso a chi ne ha bisogno. Proprio in queste
settimane abbiamo aperto le porte a migliaia di stranieri che lavorano
nelle famiglie italiane. Le nostre politiche sono giuste. Le vere
responsabilità di queste tragedie annunciate sono quelle dei
criminali che nel Mediterraneo causano ancora morte e contro i quali
-conclude Gasparri- ci aspettiamo una condanna unanime".
Cei: offesa all'umanità E' una "grave offesa all’umanità e al senso cristiano della vita". È quanto
ha detto all’Adnkronos monsignor Bruno Schettino, Presidente della
Commissione episcopale per le migrazioni e arcivescovo di Capua. "È una morte assurda - ha aggiunto - donne bambini innocenti
gettati in mare, è il senso dell’uomo che decade, urge l’impegno dei
cristiani di attivarsi concretamente verso coloro che soffrono, il
problema è umano prima che politico". Rispetto al problema
dell’immigrazione così come esso si presenta oggi nel nostro Paese "come educatori di umanità e di umanesimo -afferma monsignor
Schettino - dobbiamo essere propositivi, soprattutto nei confronti
delle nuove generazioni, nel senso di una vera accoglienza verso i
poveri. Davanti al povero bisogna inchinarsi. Il tema dell’accoglienza
riguarda cristiani e non cristiani, l’umano è sempre umano".
Avvenire: "L'Occidente tiene gli occhi chiusi" "L’Occidente a occhi chiusi" non
vuole vedere i barconi di clandestini, così come durante il
nazismo nessuno vedeva i treni pieni di ebrei diretti ai campi
di concentramento. A paragonare l’indifferenza verso gli
immigrati irregolari dispersi in mare con quella delle
popolazioni al tempo della Shoah è l’Avvenire con un editoriale
in prima pagina.
C’è, per il quotidiano dei vescovi, "almeno un equivoco
in cui non è ammissibile cadere. Nessuna politica di controllo
dell’immigrazione consente a una comunità internazionale di
lasciare una barca carica di naufraghi al suo destino. E questa
legge ordina: in mare si soccorre".
Il prefetto: "Avviate tutte le procedure" "La relazione che stiamo inviando
al ministero dell’Interno fa parte delle normali procedure che
vengono attivate ogni qual volta si verifica uno sbarco". Lo ha
detto all’Agi il prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione,
interpellato sulla vicenda dello sbarco a Lampedusa di cinque
eritrei che hanno raccontato della morte di 73 compagni durante
la traversata. "Tutte le procedure -ha sottolineato il
prefetto- sono state attivate. La segnalazione è arrivata da
Malta al Gruppo aeronavale della Guardia di Finanza di Messina
che l’ha subito girata a Lampedusa. Immediatamente sono uscite
le motovedette che hanno soccorso i cinque, che sono stati
subito portati al molo Favaloro e sottoposti al triage
sanitario. Sulla barca -ha detto ancora il prefetto- i
finanzieri non hanno trovato tracce di altre persone. Poi hanno
raccontato della traversata durata tre settimane e della morte
degli altri compagni e di questo sie sta occupando l’autorità
giudiziaria".
La smentita di Malta: "Nessun cadavere recuperato" Le Forze armate di malta smentiscono
quanto riportato dalla stampa italiana secondo cui quattro corpi
di migranti sono stati recuperati dal mare dai soldati maltesi:
contattati dal sito del quotidiano Times of Malta, un portavoce
dell’esercito ha dichiarato che non 4 ma 7 corpi sono stati
avvistati in mare fra martedì e oggi, ma nessuno è stato
recuperato.
Soccorsi nella notte 44 clandestini Non si ferma la nuova ondata di
sbarchi di immigrati clandestini a Lampedusa. Nella notte, la Guardia
costiera ha soccorso a un miglio a Sud Ovest da Lampedusa, un gruppo
di 44 extracomunitari, tunisini e marocchini, a bordo di
un’imbarcazione.
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