Roma Il prossimo impegno di Lando Buzzanca sarà nel ruolo di «un restauratore di mobili, ma anche di anime. Saranno storie serie, con toni anche legati al paranormale», in una serie di 26 episodi per 13 serate. Intanto, al Roma Fiction Fest lattore ha presentato la miniserie Lo scandalo della Banca Romana, di cui sono state proiettate in anteprima alcune scene, e la serie Io e mio figlio: nuove storie per il commissario Vivaldi (in concorso a Roma). Entrambe le fiction andranno in onda in autunno su RaiUno.
Lo scandalo della Banca Romana di Stefano Reali (con, fra gli altri Beppe Fiorello, Andrea Osvart e Vincent Perez) racconta il terremoto finanziario che nel 1893 portò alle dimissioni del governo Giolitti: le irregolarità commesse dalla Banca Romana, che, protetta da una rete di collusioni, emise banconote oltre i limiti prefissati. Buzzanca si cala nei panni del governatore Bernardo Tanlongo, finito in carcere. «È un uomo che ha anche dei principi - ha detto lattore -, ma che a contatto con un sistema di corrotti e corruttori finisce per delinquere, anche se alla fine si ribella».
Buzzanca ha raccontato di amare molto anche il personaggio del commissario Vivaldi, protagonista dellaltra serie: «Vivaldi sono io, mi rispecchia per come sono nella vita, smessi trucchi e costumi».
Lattore, classe 1935, abbronzato e gioviale, ha aggiunto che parteciperà anche alla nuova stagione della serie di RaiUno Capri: «Sarò un italiano arricchito in America che torna a casa per aiutare il nipote, prossimo a compiere 30 anni, a diventare un vero uomo. È un ruolo comico grottesco che mi riporta indietro di 30 anni».
Buzzanca, che lanno scorso ha ottenuto al cinema un grande successo di pubblico e di critica con I Viceré di Roberto Faenza, spiega quanto gli abbiano fatto piacere nel 2008 le nomination ai maggiori premi cinematografici e la vittoria del Globo doro, anche se resta il dispiacere per aver perso il David di Donatello: «Mi sarebbe piaciuto vincerlo. Roberto (Faenza, ndr) mi telefonò, arrabbiatissimo, dicendomi Te lhanno rubato!».
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