L'aorta si usura in silenzio

Si è concluso ieri a Budapest l'annuale congresso della Società Europea di Chirurgia Vascolare. Sono stati presentati i migliori risultati ottenuti e le metodiche più innovative per intervenire sulla aorta, il più grande dei vasi arteriosi, prende origine dal cuore, e dal suo tronco si diramano tutte le restanti arterie dell'organismo. A Budapest si è parlato anche degli interventi sulle carotidi, sulle arterie iliache e quelle degli arti inferiori. La rottura dell' aneurisma aortico costituisce ancora oggi una causa frequente di morte nel mondo occidentale.
Questa dilatazione (rigonfiamento) di una porzione del tratto toracico dell'aorta costituisce una patologia di indubbia gravità. Ne parliamo con il professor Piergiorgio Settembrini, ordinario all'università di Milano e responsabile della divisione di chirurgia vascolare all'ospedale San Carlo Borromeo. Settembrini, nato nel 1944 in provincia di Treviso, laureato all'università di Padova, ha avuto come maestro il professor Pezzuoli. E' tra i pionieri della chirurgia vascolare arteriosa e i suoi primi interventi risalgono al 1970. Da allora ha eseguito oltre 12mila interventi di chirurgia arteriosa ricostruttiva, tra cui oltre duemila aneurismi dell'aorta addominale e 1800 by-pass aorto-bifemorali oltre a 2200 interventi sulle carotidi. La divisione di chirurgia vascolare dell'ospedale San Carlo ha la casistica più numerosa d'Italia riguardo al trattamento in urgenza della stenosi carotidea in pazienti che si presentano in pronto soccorso già con i primi segni e sintomi di insufficienza cerebrovascolare e ictus incipiente.
«Sono ancora ignote - afferma Settembrini - le cause precise che portano alla formazione di un aneurisma dell'aorta toracica. La dilatazione è il risultato dell'indebolimento della parete del vaso stesso.L'infiammazione spesso è dovuta all'ostruzione delle arterie, cioè all'aterosclerosi, responsabile di una progressiva perdita di elasticità dei vasi. Può dipendere anche dall'ipertensione, dal diabete, dall'obesità, da fattori ereditari, da altre patologie. L'aneurisma addominale si localizza a valle delle arterie renali. Questo tipo di aneurisma, legato a fenomeni degenerativi-aterosclerotici, aumenta con l'età e interessa il 10% circa della popolazione maschile ultrasettantenne. Nel 90% dei casi è asintomatico perché la progressione della lesione è minima (0,5-0,7 millimetri all'anno) e solo in una modesta percentuale di casi determina sintomi da compressione o, ancor meno, ischemia acuta di un arto inferiore da embolizzazione periferica. La sua diagnosi si fa incidentalmente o con una palpazione profonda dell'addome, che può evidenziare la presenza di una massa pulsante, o ancor più spesso durante un esame ecografico. Molto spesso la rottura dell'aneurisma avviene in assenza di sintomatologia dolorosa». A Budapest si è tornati ad analizzare i punti di forza e di debolezza dell'intervento tradizionale rispetto all'endoprotesi. Settembrini fu tra i primi chirurghi vascolari ad eseguire con questa metodica la correzione di un aneurisma dell'aorta toraco-addominale attraverso due incisioni inguinali e brachiali e l'isolamento dei vasi femorali e omerali. L'aorta toraco-addominale viene sostituita nella parte lesa con un'endoprotesi. «Sono due metodiche valide. L'intervento tradizionale -precisa Settembrini - è eseguito da cinquant'anni, l'endoprotesi da dieci.

Va inoltre ricordato che negli Stati Uniti, in dieci anni, oltre 1,2 milioni di pazienti sono stati operati di disostruzione carotidea con la tecnica tradizionale, solo 48mila ricorrendo all'inserimento di stent, una metodica preziosa per i pazienti molto anziani o debilitati».

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