Largo ai giovani, ma l’esperienza conta

Caro Granzotto, ma questi di sinistra cercano proprio rogna! Adesso accusano Berlusconi di aver fatto un governo formato da una maggioranza di gente non esperta. Ma perché, era forse esperto Alfonso Pecoraro Scanio?
Giulio Bonanni e-mail

Io non ci capisco niente, caro Bonanni. Adesso pare che quel che conta sia l’essere giovine, e questo mi sta benissimo anche se non appartengo più - da tempo - alla categoria. Tant’è che in quanto vecchio m’hanno cacciato dalla giuria del Premio Estense, perché anche per valutare la qualità di un libro pare che sia necessario essere giovani e scattanti. Benissimo. Ci sto. Largo ai giovani. Ai vertici di una corazzata industriale, la Telecom, ne hanno messi un sacco e fra questi primeggia Luca Luciani. Un manager coi controfiocchi, primo pelo, dinamico, 850mila euro all’anno più i benefits, capace di dare la carica, ma che dico, di galvanizzare il reparto vendite esortandolo a imitare Napoleone a Waterloo, laddove il nano di Ajaccio ottenne, virgolette, «il suo più grande successo». Occhei. Via così. A sinistra, poi, s’invoca lo svecchiamento globale («global updating») e infatti i vecchi sono stati rottamati e ora, solo al comando, c’è lui, il giovane (classe 1995) Walter Veltroni. Chiaro come il sole, dunque, che da questo punto di vista il governo Berlusconi risulta in regola, gremito com’è di giovanotti e giovanotte. Altrettanto chiaro è che la critica che gli si muove - ministri con poca o nulla esperienza - è priva di consistenza. Perché non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Cos’è, l’esperienza? La parola viene dal latino «experiens», participio presente del verbo «experiri», cioè provare, sperimentare. L’esperienza è dunque la conoscenza pratica acquistata - prova e riprova - con il tempo. I giovani hanno dunque mille doti, mille qualità e secondo me anche più di mille, però fa loro difetto - l’unico, l’unico che lamentano - la dose di vita vissuta e dunque le occasioni per imparare, provare e sperimentare. Ergo, non si scappa: un ministro o è giovane o è esperto. Considerazione lapalissiana esemplarmente e sinceramente esposta dalla ventisettenne neo onorevole Marianna Madia, del Partito democratico: «Porterò in Parlamento tutta la mia inesperienza». Ricordo che moltissimi anni fa lessi sul vecchio Europeo, quello formato lenzuolo, un bellissimo ritratto - a firma di tal Marmidone, che era poi Montanelli - del ministro della Pesca dell’Unione Sovietica. Kasmentsev, mi pare si chiamasse. Be’, era a capo di quel ministero da diciannove anni di fila. Oggi i nuovisti, i cambiodellaguardisti e i giovanilisti inorridirebbero. E invece quel Kasmentsev lì, ricco d’esperienza, metteva tutti nel sacco. Alle riunioni internazionali si presentava senza il solito codazzo di sherpa e senza nemmeno una cartuccella. Le cose le sapeva, non aveva bisogno di leggerle o di farsele spiegare dai collaboratori. Pertanto era rapido nelle decisioni e altrettanto nel cogliere le occasioni favorevoli.

Impossibile poi sollevargli obiezioni: alluvionava l’interlocutore con una tale massa di dati, cifre, statistiche, preventivi e consuntivi da stendere anche, con rispetto parlando, un Padoa-Schioppa. Non era propriamente un giovane, aveva passato la settantina.

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