Daniele Lombardi fu l'uomo che più di tutti guardò dentro al Futurismo (musicale), lo studiò, lo visse sulla pelle, in un certo senso lo portò avanti con la sua opera. Si potrebbe dire: «L'ultimo dei Futuristi», una definizione che probabilmente non gli sarebbe dispiaciuta. La prova è ciò che ha lasciato. Gli esiti di una vita di ricerche, concerti, composizioni ispirate, libri scritti e immagini da lui realizzate («un artista completo e poliedrico», ricordano esperti e amici). Per queste ragioni e molto altro a Milano la Fondazione Mudima e il Conservatorio «Giuseppe Verdi» gli dedicano iniziative. Un omaggio alla memoria per il musicista-pioniere scomparso all'improvviso - proprio in un periodo in cui stava lavorando a una commissione per il Maggio Musicale Fiorentino - nel marzo scorso a 71 anni. Ha lasciato un vuoto che, non è retorica affermarlo, difficilmente potrà essere colmato.
«Uomo appassionato e vivacissimo, in due parole una forza della natura - rammenta Gino Di Maggio, il direttore di Mudima, l'ente dedicato all'arte contemporanea -. La sua indagine era musicale, grafica e pittorica allo stesso tempo. Abbiamo lavorato insieme per anni, anche su una collana di libri su personaggi come Russolo, Cage, Manzoni e Bussotti». C'è un libro curato da lui con scritti del critico Achille Bonito Oliva, del compositore Michele Dall'Ongaro e del pianista Piero Rattalino; e ancora, un tomo che si potrebbe dire «definitivo» riguardo la corrente in Italia nata nei primi anni del Novecento con Marinetti: la Nuova enciclopedia del Futurismo Musicale da lui vergato, «frutto di una ricerca più che quarantennale, corredata da schede e documenti inediti», viene spiegato. Fotografia dell'uomo.
La Fondazione per Lombardi - che qualche anno fa aveva colpito al cuore il capoluogo portando il «suo» concerto per 21 pianoforti - ha organizzato una esposizione con lavori grafici (aperta fino al 16 novembre): «Daniele Lombardi - Ascoltare con gli occhi» che è anche il titolo del libro biografico. «Ha usato tutte le libertà ereditate dalle avanguardie storiche - conclude Di Maggio - facendo vagabondare la sua immaginazione e la sua creatività». Si è «permesso» di dipingere il suono.
Anche il «Verdi» ha dato il suo contributo. È l'istituto dove Lombardi ha insegnato per anni pianoforte: lo scorso 22 ottobre una serata con concerto nata dall'idea di Silvia Limongelli, docente di piano nell'istituto, e portata avanti in collaborazione con le Serate Musicali. Un ricordo da amica e collega. «Lui - afferma - cercava comunicazione tra suono e segno. Questo è sempre stato il leitmotiv della sua poetica. Per lui il suono si poteva tradurre in segno e viceversa. Da qui, la correlazione profonda tra l'attività di artista visivo e l'attività di compositore». Di più. Ha cercato di recuperare un interesse nei confronti del futurismo italiano (per esempio Russolo, inventore dell'Intonarumori, Pratella e Mix), ma anche di quello russo (compositori come Skrjabin, «papà» involontario del linguaggio, Ornstein e Mossolov), cercando di mettere in luce e valorizzare questi autori, un fenomeno culturale che, rispetto alle correnti maggiori del Ventesimo secolo, è stato messo un pochino da parte. «Forse - prosegue la musicista - su questo punto c'è stata una concomitanza di fattori. Il Futurismo soprattutto in Italia è legato alle arti visive. La corrente musicale è rimasta, diciamo, più a margine». E al pubblico è arrivato principalmente il messaggio che proveniva da Marinetti & Co. «Lombardi - aggiunge Limongelli - col suo lavoro ha lasciato un messaggio: non creare barriere tra le forme artistiche, cercare la sinergia tra le forme e i linguaggi, perché questo è soltanto un arricchimento».
A conoscere bene Lombardi e la sua opera è anche, sicuramente, il musicologo e critico musicale Angelo Foletto, che sul personaggio ha scritto Daniele Lombardi. Forse... verso un autoritratto (Nardini Editore). Primo incontro con l'artista musicale negli anni Settanta, a un'edizione dell'Autunno Musicale di Como: «Era un giovanotto - ricorda - e presentò uno dei suoi primi lavori di meta-teatro dove c'erano delle sue opere visive. Fu una sorta di provocazione, nel senso che si dava un po' per scontato che ci fosse una forte partecipazione del pubblico. Che in una certa misura doveva contribuire, ascoltando anche ciò che non era scritto». Fin dai suoi esordi, Lombardi si è dedicato allo studio e alla storia delle partiture che «avessero dentro di sé un carattere pittorico». È rimasta nella memoria una mostra sul tema «vedere la musica» che partiva dalle pittografie medievali e arrivava al compositore del Novecento Bussotti, con in mezzo vari passaggi, Stockausen compreso, compositori che si sono inventati una scrittura diversa rispetto a quella del pentagramma. «Buona parte della musica futurista - aggiunge Foletto - nasceva scritta anzi, meglio dire dipinta.
Gli autori prima di tutto erano artisti che avevano inventato questa forma quasi pre-fumettistica di disegnare e scrivere non solo con le note, ma anche con gesti, frecce e indicazioni dinamiche». E Lombardi ha saputo capire fino in fondo questa lingua, poi andando oltre, come un pioniere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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