Palla al centro e... si riparte. Dopo i drammatici fatti di Catania e una giornata di blocco dei campionati, la serie B scesa in campo ieri sembra dimostrare che l'inquinamento atmosferico del calcio si è abbassato. Oggi tocca alla serie A: toccando ferro non possiamo che augurarci che vada tutto bene.
Il calcio è sotto osservazione e quindi cercherà di offrire il meglio di sé o, quanto meno, cercherà di nascondere il peggio. Le norme emanate dal governo Prodi - ricopiando quelle di Pisanu - sono assai severe sia nei confronti degli ultrà violenti, sia nei confronti delle società che, in soldoni, sono le uniche a pagare e, in questo caso, per colpe solo in minima parte loro.
La sistemazione degli stadi compete a loro, ai Comuni e, purtroppo, alla burocrazia perché in questo Paese non si può mettere un mattone senza aver compilato qualche etto di pratiche con bolli e timbri. Prendete San Siro. Milan, Inter e Comune si sono affrettati a far sistemare altri 28 tornelli e già c'è una ditta, concorrente di quella che li ha montati al Meazza, che avanza perplessità sull'aggiudicazione dei lavori. Comunque, alla fine, vedrete che con qualche tornello in più e qualche muretto che prima non c'era, un po' alla volta gli spalti torneranno a popolarsi.
Quello che ci auguriamo è che, dopo questa pausa di riflessione, presidenti, giocatori e allenatori tornino in campo con serenità e intelligenza. Necessarie entrambe per cercare di ridare al calcio anche la dimensione di gioco. Nessuno ignora che dietro il pallone ci sia un giro d'affari colossale, nessuno si nasconde che questa sia una delle industrie italiane più floride, ma siamo anche convinti che un atteggiamento in campo meno esasperato non comprometterebbe in alcun modo il business. Con la morte di Filippo Raciti, giocatori, allenatori e presidenti non hanno niente a che vedere. Non è stato il loro comportamento a scatenare la follia omicida degli ultrà catanesi.
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