«Lasciare la F1, la mia scelta più bella»

nostro inviato a Sepang
Indossa camicia a righettine verticali bianco azzurre, jeans blu scuro, mocassino nero e sorride che non sembra neppure lui. È disteso, più giovane, non è vero che Jean Todt ha sessantuno anni. Ne ha dieci di meno. Togliersi la casacca rossa di gloria e responsabilità è stata la sua iniezione di Gerovital. E monsieur Todt è felice di lasciare: «La vita è fatta di capitoli: i miei sono stati quattro. La scuola, le corse nei rally, il ruolo di capo sportivo Peugeot, poi la Ferrari. Ora, e per tre anni, sarò nel consiglio direttivo del Cavallino, lo rappresenterò presso la Fia, mi occuperò di Ferrari Asia, supporterò Domenicali nel suo ruolo di capo, si dà molto da fare, umanamente è una bella persona».
E le voci su un futuro come proprietario della Toro Rosso assieme a suo figlio?
«Non esiste nulla, sciocchezze. Se poi arrivasse un miliardario russo... Nessuno conosce il proprio destino. Ne ho sentite tante in questi giorni, per esempio Vettel, è bravo, Schumi me ne parlò anni fa, ma non ci sono stati contatti con la Ferrari».
Il suo addio non è stata una decisione improvvisata?
«Assolutamente no. L’avevo concordato con l’avvocato Montezemolo, ci eravamo detti che il giorno in cui lui avesse finito il servizio militare in Confindustria, avrei potuto lasciare».
È orgoglioso di quanto ha fatto con la Rossa?
«Quella è una parola che non mi piace, però sì, sono felice di quanto ottenuto».
Nostalgia, amarezza nel lasciare l’impegno attivo?
«No. Anzi, è stata la scelta più bella della mia vita professionale, perché ho potuto farla nel momento giusto. Certo, vedere domenica scorsa il gp in tv mi ha fatto effetto. Però so di essere un privilegiato: a 61 anni, poter aprire un nuovo capitolo della propria vita non è da tutti... Certo, poi c’è uno più grande di tutti noi che sceglie per te quando bisogna chiudere definitivamente...».
E il capitolo più bello, quello da rivivere?
«La scuola, gli studi perché vorrebbe dire essere giovane. Poi la Ferrari: nella squadra mito di tutti sono arrivato in un momento difficile e la lascio vincente. Sono orgoglioso di mio figlio (Nicolas, manager di Massa, ndr), sono felice della mia compagna Michelle (Yeoh, attrice malese, famosa per Memorie di una Geisha, ndr)... Speriamo solo che tutta questa fortuna non mi porti sfortuna».
Che ne pensa del suo amico Schumi che corre in moto fra i dilettanti?
«Ognuno fa le sue scelte: questa non la condivido, non mi piace vederlo in moto. È molto pericoloso».
Che cosa rimpiange di non aver fatto?
«Sarei un presuntuoso a lamentarmi... Però mi sono mancate certe cose che toccano la sfera privata, delle passioni. E poi solo i mediocri dicono di avere raggiunto tutti gli obiettivi».
Le mancherà la F1?
«Mi dedicherò a cose più importanti».
Per esempio?
«Sono coinvolto nella creazione di un istituto per la ricerca sul cervello e il midollo spinale.

Quando iniziammo sembrava un progetto inconcepibile, eppure fra due settimane metteremo la prima pietra e fra un paio di anni ci sarà un palazzo di otto piani con 1000 ricercatori. Non c’è solo la frenetica F1, ci sono cose ben più importanti».

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