Laurea breve, 7 su 10 trovano lavoro

Trovano lavoro soprattutto nelle grandi imprese. Ma anche le piccole, ora, si stanno accorgendo di loro. Ecco spiegato perché ingegneri e architetti del Politecnico con la laurea triennale trovano impiego senza difficoltà, al pari dei colleghi con la laurea di 5 anni. A dirlo sono loro stessi: in un sondaggio commissionato dall’ateneo, il 73 per cento dei primi 3mila triennalisti racconta di avere un lavoro stabile. «È la dimostrazione che il 3+2 funziona, che risponde alle esigenze di studenti e aziende» commenta il rettore Giulio Ballio. E si potrebbe fare meglio: «Uscire dall’università a 21 anni è un vantaggio in certi settori, tra 5-6 anni i triennalisti saranno ancora più richiesti».
Con il meccanismo del 3+2 lo studente può fermarsi alla laurea triennale o proseguire con la specialistica, il +2. «Al Politecnico, uno studente su 5 si blocca a quella di primo livello, spesso perché ha trovato lavoro» racconta Bruno Dente, presidente del nucleo di valutazione d’ateneo presentando l’indagine a presidi ed esperti. Le cose variano in base alla sede e alla facoltà. «Ci si ferma al triennio più nelle sedi distaccate che a Milano. Quanto ai corsi di studio, la quota di studenti che non prosegue è alta tra gli ingegneri edili (46 per cento), tra i meccanici e gli informatici. Resta bassa, invece, tra i gestionali».
I primi triennalisti sono usciti dal Politecnico nel 2003. I 691 intervistati raccontano di aver trovato lavoro in pochi mesi e di essere soddisfatti dell’impiego, per 8 su 10 coerente con quanto studiato. Ma chi assume i triennalisti? «Soprattutto le grandi aziende - racconta Laura Mengoni, responsabile dell’area università di Assolombarda -. Milano non ha difficoltà ad assorbirli. Anzi, le aziende ne vorrebbero di più usciti da ingegneria gestionale». Capita anche che trovino lavoro all’estero, «in banche di investimento londinesi, il mondo anglosassone è abituato ai laureati triennali» aggiunge Emmanuele Remy di Poliplacement, l’ufficio cura i rapporti con le aziende. Per docenti ed esperti si tratta infatti di un fatto culturale. Il rettore cita il caso dell’Eni: «All’inizio erano scettici, dopo alcune analisi si sono accorti che per metà dei ruoli da coprire i triennalisti erano più adatti dei laureati di 5 anni. Sono ideali per i lavori nei quali la preparazione di base è molto migliorabile con l’esperienza e la formazione in azienda. Nelle grandi imprese potrebbero coprire metà dei posti “da laureati”».
Il problema restano le piccole aziende, spesso scettiche verso i triennalisti.

«La mentalità sta cambiando, ogni anno mandiamo 200 ragazzi a fare i tirocini in aziende che si accorgono del loro potenziale» aggiunge Quirico Semeraro, preside di Ingegneria industriale. È quello che si augurano gli studenti: «Anche perché da settembre sarà più difficile accedere alla specialistica».

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